Plasma, l’Italia in sofferenza sulla raccolta: servono 179 milioni per acquistarlo dall’estero

L'Italia, pur essendo autosufficiente sulla raccolta del sangue, non lo è per il plasma e spende 179 milioni per acquistarlo all'estero.

Plasma, l’Italia in sofferenza sulla raccolta: servono 179 milioni per acquistarlo dall’estero

Il Sistema sanitario nazionale dovrà spendere circa 179 milioni di euro nel 2023 per sopperire al fabbisogno nazionale di plasma, ovvero di immunoglobuline e albumina. La stima è contenuta nel Programma di Autosufficienza Nazionale per il sangue e i suoi prodotti per il 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il Programma fa il punto sulla situazione dell’autosufficienza in fatto di sangue ed emoderivati, definendo i livelli di produzione necessari anche in merito ai consumi e al fabbisogno in Italia.

L’Italia anche nel 2022 ha confermato la sua autosufficienza in materia di sangue: l’indice di produzione per la raccolta di globuli rossi è stato di circa 42 unità per mille abitanti, sopra alla quota di 40 unità ritenuta quella dell’autosufficienza per l’Italia. Anche a livello regionale il target è stato raggiunto quasi ovunque, con tre sole eccezioni.

Italia in difficoltà per la raccolta del plasma

Per quanto riguarda il plasma, ovvero la parte liquida del sangue necessaria per la produzione di medicinali plasmaderivati utilizzati in diverse terapie salvavita, la situazione è diversa: nel 2022 sono stati raccolti circa 14,2 chili di plasma per ogni mille abitanti, mentre per l’autosufficienza si dovrebbe raggiungere quota 18 kg.

Proprio per questo motivo l’Italia dovrà ricorrere al mercato internazionale per acquistare i medicinali plasmaderivati, con una spesa che secondo il Centro Nazionale Sangue si attesta attorno ai 134 milioni per le immunoglobine e ai 46 milioni per l’albumina.

Il direttore del Cns, Vincenzo De Angelis, spiega che “raggiungere l’autosufficienza anche per la raccolta di plasma resta un obiettivo strategico fondamentale per il Servizio Sanitario Nazionale non solo perché acquisire medicinali plasmaderivati sul mercato internazionale comporta dei costi elevati, ma soprattutto perché il mercato internazionale non è sempre una risorsa affidabile, come hanno dimostrato gli anni della pandemia, quando i problemi nella raccolta registrati negli Stati Uniti hanno avuto come effetto una difficoltà sempre maggiore nel reperimento di questi farmaci che sono, lo ribadisco, farmaci salvavita”.

Come funziona la donazione

La donazione del plasma avviene con un prelievo effettuato tramite un’apparecchiatura chiamata separatore cellulare, che separa la parte corpuscolata, ovvero globuli rossi, bianchi e piastrine, dalla componente liquida che viene raccolta in una sacca di circa 600-700 ml. La parte corpuscolata viene poi reinfusa nel donatore e il volume di liquido che si sottrae con la donazione viene ricostituito grazie a meccanismi naturali di recupero, l’infusione di soluzione fisiologica e l’assunzione di liquidi. Poi i medicinali prodotti con il plasma donati non vengono usati a fini commerciali: terminata la lavorazione: la casa farmaceutica restituisce il prodotto finito alle Regioni e i farmaci plasmaderivati sono distribuiti gratuitamente ai pazienti.