Il Pnrr rincorre le scadenze. L’Italia ha raggiunto 3 dei 45 obiettivi previsti entro giugno. Palazzo Chigi: Emanati 113 tra bandi e avvisi per oltre 27 miliardi

Il Consiglio dei Ministri, come annunciato, ha compito oggi una ricognizione della situazione relativa ai principali obiettivi Pnrr.

Nel 2022, fa sapere Palazzo Chigi, l’Italia deve conseguire complessivamente 100 obiettivi per il Pnrr di cui 83 milestone e 17 target. Di questi 45 sono da conseguire entro il 30 giugno 2022 (leggi l’articolo), a cui è collegata una rata di rimborso di 24,13 miliardi, e 55 entro 31 dicembre 2022, per la quale è associata una rata di rimborso pari a 21,83 miliardi. Tutte le Amministrazioni centrali sono coinvolte nel traguardare le milestones e target del 2022. Dei M&T previsti entro giugno 2022, tre risultano già conseguiti. Ad oggi risultano aperti 48 bandi per un ammontare di risorse da assegnare pari a 23,17 miliardi.

Il Consiglio dei Ministri, come annunciato nei giorni scorsi dal premier Mario Draghi, ha compito oggi una ricognizione della situazione relativa ai principali obiettivi del Piano nazionale ripresa resilienza del primo semestre dell’anno. Il CdM ha valutato positivamente lo stato di attuazione degli investimenti e delle riforme di competenza dei Ministeri coinvolti, considerando che, nell’ambito delle procedure di attuazione del Pnrr, al 31 gennaio 2022 le Amministrazioni titolari di interventi hanno emanato 113 bandi e avvisi per un importo complessivo pari a circa 27,86 miliardi di euro.

Dei 45 obiettivi “previsti entro giugno 2022, tre risultano già conseguiti”. “Nell’ambito delle procedure di attuazione del Pnrr, al 31 gennaio 2022 le Amministrazioni titolari di interventi hanno emanato 113 bandi e avvisi per un importo complessivo pari a circa 27,86 miliardi di euro”.

L’Ue, inoltre, come è emerso la scorsa settimana (leggi l’articolo), potrebbe costringere il Governo italiano a rivedere il Pnrr a causa del taglio dei fondi. A ventilare una modifica del Pnrr – causa l’aumento dei prezzi delle materie prime che mette in difficoltà le imprese costruttrici impegnate nei progetti – nei giorni scorsi era stato anche il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini (leggi l’articolo) ma il giorno dopo Bruxelles ha fatto sapere che cambiare il Piano è possibile. ma non è semplicissimo. L’Italia potrebbe vedersi tagliare una parte dei trasferimenti previsti dal Next Generation Eu, per via del buon andamento della sua economia, che ha messo a segno un rimbalzo superiore alle previsioni. E in questo caso sarebbe di fatto costretta a rivedere il suo Piano.