Le porte girevoli non finiscono mai. Pure all’Agcom. Giovannetti a capo del gabinetto. Dalla controllata al controllore

Solleva qualche dubbio di opportunità la nomina del giornalista Rai, Giorgio Giovannetti, a capo di gabinetto del presidente dell'Agcom.

Le porte girevoli non finiscono mai. Pure all’Agcom. Giovannetti a capo del gabinetto. Dalla controllata al controllore

Formalmente nessuna irregolarità, per carità. Ma il conferimento, nell’ottobre scorso, al giornalista Rai, Giorgio Giovannetti (nella foto), dell’incarico di capo di gabinetto del presidente dell’Agcom qualche dubbio di opportunità lo solleva, eccome. E sospetti e dubbi sulla compatibilità e su un presunto conflitto di interessi sul nuovo ruolo assunto dal cronista di viale Mazzini serpeggiano tra i corridoi dell’Authority guidata da Giacomo Lasorella.

Considerato che Giovannetti si trova a esercitare competenze dell’Autorità anche nel settore radiotelevisivo, ovvero sull’azienda di cui è dipendente e che lo ha collocato attualmente in aspettativa. Il giornalista, tra le altre cose, prima di approdare all’Agcom ricopriva il ruolo di condirettore di Rai Gr Parlamento e, dal 2006 al 2008, è stato vicedirettore delle relazioni istituzionali Rai. Quindi anche ruoli delicati.

Insomma ci sono tutti gli elementi per cui si possa configurare un caso di porte girevoli, di intrecci tra controllori e controllati. Anche perché si presume che – terminato l’incarico all’Agcom che è attribuito con un contratto a tempo determinato della durata del mandato del presidente (173.652,96 euro lordi l’anno) – Giovannetti ritornerà da mamma Rai. Interpellato da La Notizia nega ci siano incompatibilità e allega tanto di prove, dal parere dell’Anac a quello del Comitato etico dell’Agcom.

“Prima della mia nomina – ci spiega Giovannetti – il presidente dell’Agcom ha ritenuto di chiedere in via preventiva all’Autorità anticorruzione (Anac) un parere in merito alla nomina a capo del suo Gabinetto di un giornalista Rai con il mio profilo professionale e la mia collocazione all’interno dell’azienda concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. Nel proprio parere l’Anac ha espressamente escluso ‘la ricorrenza nel caso indicato degli elementi costitutivi relativi alla carica svolta in provenienza e, di conseguenza, l’applicazione dell’art. 4 del d.lgs n.39/2013’”.

“Sulla scorta di tale parere si è proceduto – ha detto ancora Giovannetti -, pertanto, alla mia nomina. Più di recente il presidente dell’Agcom, per meglio definire le mie competenze e a ulteriore tutela dell’Autorità, ha chiesto al Comitato etico dell’Agcom se e quali misure di eventuale prevenzione del conflitto d’interessi fosse il caso di adottare nei miei confronti, in quanto giornalista Rai in aspettativa. Il Comitato etico, dopo attenta e articolata valutazione, ha escluso la necessità di adozione di alcuna specifica misura, considerate le circostanze oggettive che escludono ogni ruolo decisorio in relazione alle mie attuali funzioni”.

Il fatto stesso però che sia stato necessario interpellare l’Anac e il Comitato etico, per fugare ombre sulla nomina, suggerisce che qualche dubbio di incompatibilità e di conflitto di interessi ci fosse. Ma Giovannetti fa affidamento anche alla sua coscienza: “Per quanto mi riguarda, ho sempre interpretato il mio ruolo professionale in piena indipendenza e con quel senso di responsabilità istituzionale che – ove anche astrattamente si profilasse una qualche ipotesi di conflitto, anche solo potenziale – mi indurrebbero certamente ad una pronta segnalazione ai miei referenti e ad una conseguente astensione”.

Il giornalista, oggi dirigente Agcom, risulta tra le altre cose ancora tra i soci dell’Associazione della stampa parlamentare (ma sul sito, a dire il vero, l’elenco è aggiornato ad ottobre 2020) sebbene il presidente Marco Di Fonzo ci garantisca che è “in via di sospensione, insomma è sospeso”. Il suo incarico all’Agcom lo rende infatti incompatibile con lo status di socio dell’Asp in base all’articolo 6 dello statuto della stessa associazione. Almeno in questo caso si tratta di un’incompatibilità conclamata a cui si è posto rimedio.