Posteggiate Panda e mafia, Marino punta l’ente camerale. L’ultima battaglia di poltrone nella Capitale. Si riapre la guerra per la Camera di commercio

Prima dell’inchiesta su Mafia Capitale il sindaco di Roma era talmente in bilico da non riuscire a svolgere una larga fetta dell’ordinaria amministrazione. Figuriamoci rivendicare poltrone e nuove fette del potere cittadino. Così, anche dietro la sollecitazione di problemi, arrancava nel dare risposte. Il suo stesso partito, stranamente più dell’opposizione, era in fibrillazione e un giorno sì e l’altro pure preparava la resa dei conti. Poi arriva l’inchiesta e Marino si ritrova blindato, con il Pd capitolino diventato improvvisamente docilissimo. Ecco allora che il sindaco parte in quarta e si ricorda delle pretese, iniziando da quella sulla Camera di commercio.

LA LETTERA
L’attacco all’istituzione di Piazza di Pietra, in passato grande elemosiniere delle giunte Veltroni, viene lanciato attraverso una lettera inviata il 10 dicembre scorso al presidente della Camera di commercio, Giancarlo Cremonesi, finita chissà come ai giornali. Il sindaco chiede conto dei contributi erogati dall’Ente camerale alle principali Istituzioni culturali della città, sollecitati con una lettera firmata oltre che dal primo cittadino (nella qualità anche di presidente della Fondazione Teatro dell’Opera), dal presidente dell’Accademia di Santa Cecilia, Bruno Cagli e dal presidente della Fondazione Musica per Roma, Aurelio Regina. Il primo passo di una nuova pressione sull’ente, peraltro in ginocchio dopo i tagli del Governo e una lunghissima battaglia nell’organo di controllo per l’avvicendamento alla presidenza rivendicato dal numero due Lorenzo Tagliavanti. Così Cremonesi ha preso carta e penna e prima ha ricordato al sindaco che la Camera di commercio gli aveva sottoposto mesi fa le stesse questioni sulle quali si chiede risposta (senza ricevere un cenno) e poi ha sollecitato ad allargare il confronto alle altre realtà economiche, perché con i tagli al bilancio la Camera di commercio non potrà più sostenere tutte le iniziative nelle quali è partner strategico insieme al Comune e alla Regione. In sostanza, Marino parte all’attacco (pensando alla poltrona di un presidente eletto negli anni dell’amministrazione Alemanno) e si prende la tranvata di dover adesso far fronte ai problemi delle istituzioni culturali tirando fuori i quattrini che l’ente camerale non potrà più dare.

CULTURA A SECCO
“Siamo d’accordo con Lei nel ritenere fondamentale il ruolo che la cultura riveste per una città come la nostra”, scrive Cremonesi a Marino. Proprio perché siamo convinti che la cultura rappresenta uno dei motori dello sviluppo, abbiamo finora assicurato il nostro contributo alle più importanti istituzioni culturali cittadine, e non solo. Ma i tagli non consento di erogare quanto in passato e dunque adesso ci sarà da decidere cosa fare in futuro per realtà come Investimenti-Fiera di Roma, Altaroma, Centro Ingrosso Fiori, Auditorium, Accademia S. Cecilia, Fondazione Cinema e altre. Per marino e i suoi consiglieri, un vero autogol.