“Questa decisione”, quella di riaprire allentando progressivamente le restrizioni anti-Covid, “sicuramente potrà avere un prezzo da pagare e questo è oggettivo”. Lo ha detto oggi Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli Studi di Milano, intervenuto ad Agorà su Rai3.
“Le riaperture dal 26 aprile? La decisione avrà un prezzo, il rischio è oggettivo”
Se il premier Mario Draghi ha parlato di “rischio ragionato”, l’esperto spiega che “dal punto di vista della sanità pubblica, dal punto di vista scientifico, il rischio dovrebbe tendere a zero. Quindi dovrebbe comprendere in questo momento un lockdown stretto, strettissimo e prolungato”. Che tuttavia è “impossibile nella pratica”, ammette Pregliasco. “Il sistema dei colori ha mitigato la velocità con cui la malattia si è diffusa – sottolinea il direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano”.
“Non si è riusciti a ottenere una riduzione dell’incidenza sotto livelli tali da permetterci un tracciamento. Però ha reso meno pesante l’impatto sul Servizio sanitario nazionale. Io credo che un rischio c’è, è oggettivo – ripete Pregliasco – e dipenderà da tante cose: in primis dalla velocità con cui la vaccinazione potrà progredire”, ma anche “dalla responsabilità di ognuno di noi”.
Anche Massimo Galli, infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano, ospite da Lilli Gruber a Otto e Mezzo ha detto no alla zona gialla rafforzata dal 26 aprile. “Abbiamo ancora 500mila casi attivi, che significa averne il doppio, perché non possono che essere più di così visto che ce ne sono sfuggiti molti. Abbiamo somministrato appena 23 dosi e mezzo di vaccino ogni 100 abitanti, e ci sono ancora molti anziani non vaccinati. In Inghilterra hanno una situazione migliore della nostra ma lo stesso Boris Johnson ha espresso che riaprire lo fanno per necessità’ di tipo economico ma già prevede casi, morti, difficoltà…”.
Galli e Crisanti contro il governo
“Il sistema dei colori non ha funzionato, basta vedere la Sardegna. La curva dei contagi vede una flessione appena accennata, ma temo che avremo presto un segno opposto. A meno che non riusciamo a vaccinare così tanta gente da metterci al sicuro in fretta, ma non mi sembra questo il caso. Rimango in allerta e con grande preoccupazione”, dice il direttore del reparto di Infettivologia dell’ospedale Sacco.
Anche Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, ospite di ‘The Breakfast Club’ su Radio Capital è critico: “I numeri non giustificano queste decisioni del Governo” sulle riaperture. L’Inghilterra è arrivata a queste scelte con 15 morti” di Covid-19 “al giorno, 2mila casi e il 70% della popolazione vaccinata. Vorrei capire cosa è stato calcolato e ragionato, quanti morti siamo disposti a tollerare”. “Non si vaccina con alti livelli di trasmissione, è un azzardo biologico – sostiene l’esperto – In questo modo si dà al virus l’opportunità di mutare. Bisogna adottare il modello inglese, che ha accelerato con la campagna vaccinale quando i contatti tra i cittadini erano ridotti”.