Le due riforme madri di questa legislatura o meglio, le due riforme bandiera della maggioranza più a destra della storia repubblicana, i Ddl di riforma costituzionale del “premierato” e della separazione delle carriere dei magistrati, non saranno discusse a luglio dalla Camera.
I due provvedimenti, infatti, non figurano nel calendario dei lavori dell’Aula del prossimo mese. Spariti. Inspiegabilmente, visto che nella penultima conferenza dei capigruppo di Montecitorio era stata preannunciata la loro discussione entro il prossimo mese. Ieri, invece, al termine della conferenza dei capigruppo di Montecitorio, i due Ddl non comparivano. Se ne riparlerà a settembre, evidentemente.
Braga: “Maggioranza e governo vittime di loro stessi”
La maggioranza ed il governo “sono un po’ vittime di loro stessi, con otto decreti legge, che è la modalità ormai di legiferare e che di fatto segna come deve essere il calendario”, ha commentato Chiara Braga, capogruppo del Partito democratico alla Camera.
La parlamentare ha sottolineato come nel calendario dei lavori di luglio dell’Assemblea “non c’è nessuna delle due riforme costituzionali” previste originariamente, “e questo ovviamente è positivo, ma forse anche denota una dialettica ancora dentro la maggioranza ed una divisione al loro interno. Ovviamente, la nostra posizione sarebbe stata durissima, anche se solo ci fosse stata questa ipotesi”.
Al Senato invece la separazione delle carriere marcia spedita
Discorso diverso al Senato, dove ieri è ripresa la discussione generale in aula sulla separazione delle carriere. Il dibattito proseguirà anche nella mattina di oggi con gli ultimi interventi, quindi la replica del Guardasigilli, Carlo Nordio, e la probabile richiesta delle opposizioni di non passare all’esame degli articoli del Ddl costituzionale.
Passo successivo saranno le votazioni sugli emendamenti (quelli non votati in commissione, per decisione della maggioranza), che dovrebbero proseguire per tutta la prossima settimana. Sullo sfondo, a seconda dell’andamento dell’Aula, aleggia però la più che probabile possibilità di utilizzare, da parte della maggioranza, lo strumento del Canguro per accorpare le proposte di modifica simili e procedere, su queste, di volta in volta a votazioni uniche.
Martedì scorso il presidente del Senato, Ignazio La Russa, aveva annunciato di non voler “strozzare il dibattito” sul disegno di legge che la Camera ha approvato in prima lettura nello scorso mese di gennaio. Si vedrà.
Intanto Nordio pensa a riscrivere l’avviso di garanzia
E sempre in tema di giustizia, ieri il Guardasigilli Nordio è tornato durante il question time alla Camera sullo “scudo penale” e sul suo progetto di riforma strutturale dell’iscrizione al registro indagati, rispondendo a un’interrogazione della Lega sulle iniziative finalizzate all’introduzione di una specifica tutela nei confronti degli agenti delle forze dell’ordine che agiscono nell’adempimento del dovere o in pericolo di vita.
“L’informazione di garanzia è una condanna anticipata”
“Nel Codice di procedura penale, l’istituto dell’informazione di garanzia atto dovuto conseguente all’iscrizione nel registro degli indagati. E va cambiato, va mutato”, ha esordito. “La nostra intenzione è quella di intervenire nel senso che qualora si profili uno stato di necessità o di uso legittimo delle armi, non si debba iscrivere la persona nel registro degli indagati”, ha continuato, “Non si tratta assolutamente di uno scudo penale. Nessuno scudo penale, però una riforma radicale dell’iscrizione nel registro degli indagati”.
“Noi siamo al lavoro molto avanzato”, ha quindi sottolineato Nordio, “per risolvere questa anomalia” dell’istituto dell’informazione di garanzia, che si è trasformato “in una condanna anticipata”.
“Si tratta di un lavoro che si dovrebbe inserire in un lavoro più vasto, che riguarda tutta la disciplina delle cosiddette scriminanti”, ha spiegato il ministro, “Nella situazione attuale, secondo il nostro codice penale firmato da Benito Mussolini – e ci tengo a dirlo, è un codice di Mussolini e di Vittorio Emanuele III – al carabiniere che agisca usando legittimamente le armi, lo Stato dice: ‘Tu carabiniere hai commesso un reato, ma io sono buono e non ti punisco’. Questa è la scriminante, questo va cambiato”.
“Noi”, ha concluso Nordio, “dobbiamo intervenire per cambiare nel Codice penale tutta la struttura delle scriminanti, che devono essere considerate come elementi che eliminano la struttura dello stesso reato. Quindi, nella legittima difesa, nell’uso legittimo delle armi, nello stato di necessità basta con questa storia del ‘non sei punibile’, cioè che hai fatto qualcosa di cattivo, ma lo Stato è buono e ti perdona. Bisogna eliminare la illiceità della struttura dello stato reato”.