“La prescrizione non si tocca. Giù le mani dalla Bonafede”. Perantoni, presidente della Commissione Giustizia: “Sulle conquiste del Governo Conte non arretriamo”

Per il presidente della Commissione Giustizia Perantoni, il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado "è un risultato raggiunto".

“La prescrizione non si tocca. Giù le mani dalla Bonafede”. Perantoni, presidente della Commissione Giustizia: “Sulle conquiste del Governo Conte non arretriamo”

“Il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado è un risultato raggiunto. A questo punto perché chiedere un passo indietro?”. A parlare così è Mario Perantoni, presidente M5S della commissione Giustizia, che sulla riforma della Giustizia, connessa al Recovery Plan, ha le idee piuttosto chiare e non intende fare marcia indietro sulle conquiste già raggiunte dal governo giallorosso.

Con il recovery plan, la riforma della Giustizia torna finalmente e prepotentemente al centro del dibattito politico. Per questo la ministra Marta Cartabia ha fatto un appello all’unità ai partiti anche se appaiono molti più i temi divisivi che quelli su cui c’è convergenza. Crede sia possibile trovare una proposta che accontenti tutti?
“Non si tratta di accontentare tutti ma di trovare un punto di equilibrio che sia realmente indirizzato verso la riforma del sistema, il nostro obiettivo nell’interesse generale. Se tutte le forze politiche lavoreranno in questa direzione, è possibile: direi doveroso, per non compromettere gli obiettivi del Piano nazionale di Rinascita e Resilienza”.

Al primo posto dei punti divisivi c’è, senza dubbio, il nodo della prescrizione con il centrodestra che, quasi quotidianamente, incalza il Movimento 5 Stelle per chiedere un passo indietro sulla questione. Siete disposti a farlo?
“Lo abbiamo detto più volte: questo governo ha ragione d’essere purché non torni indietro. Il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado è un risultato raggiunto. A questo punto perché chiedere un passo indietro? Francamente non ha senso, se stiamo al merito dei problemi. Se poi si vogliono agitare le proprie bandiere allora è un’altra cosa: chi lo fa non comprende affatto il senso dell’esperienza in corso”.

La proposta della guardasigilli Cartabia riprende, secondo molti annacquandola, la riforma dell’ex ministro Alfonso Bonafede. Ma non risolve il nodo delle porte girevoli tra consiglieri del Consiglio superiore della magistratura ed ex membri del governo o del Parlamento. Il Movimento 5 Stelle è pronto ad accettare un passo indietro su questo tema?
“La ministra ha inteso ripartire dal lavoro di Bonafede come base della riforma non certo per annacquarlo; per il momento, comunque, non conosciamo ufficialmente le proposte del governo e non siamo in grado di dare valutazioni. Il Movimento non fa passi indietro, lavora per trovare soluzioni e se ne assume la responsabilità”.

Per smaltire gli arretrati della Giustizia, il ministro da un lato punta su un piano di assunzioni nel comparto e dall’altro spinge per incentivare il ricorso ai riti alternativi. Crede che questa sia la strada giusta?
“Sì. Del resto è la stessa strada che ha tracciato Bonafede e che ora viene ripresa anche dalle linee del Piano nazionale di Rinascita e Resilienza presentate proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) da Draghi. Non dimentichiamo che dopo tanti anni di tagli i due governi di Giuseppe Conte hanno stanziato ingenti risorse per il comparto giustizia e, in particolare, per le assunzioni”.

Intanto il centrodestra mette i paletti e prima di affrontare la riforma della Giustizia pretende l’istituzione di una commissione d’inchiesta che valuti l’’operato della magistratura negli ultimi anni. La convince?
“Chi mette paletti preventivi al dialogo non mi convince mai. Nel mio ruolo di Presidente, assieme al collega Giuseppe Brescia, Presidente della Affari costituzionali (la proposta è assegnata in sede congiunta), ho preso atto della richiesta delle forze politiche di centro destra, Italia viva compresa. Nel merito quella proposta è irricevibile e tale da provocare un conflitto tra poteri dello Stato”.

Tra chi spinge di più per valutare l’operato dei magistrati c’è il forzista Giacomo Caliendo, presidente della Commissione Contenziosi del Senato, che recentemente ha ridato il vitalizio al condannato Roberto Formigoni, nonché sottosegretario alla Giustizia nel governo Berlusconi e sempre in prima fila sui provvedimenti ad personam per il Cavaliere. Cosa gli risponde?
“Caliendo conferma la nostra valutazione su quella commissione d’inchiesta: vogliono processare i magistrati e riscrivere la storia giudiziaria degli ultimi 30 anni per cancellare anche sentenze definitive della Corte di Cassazione. Ci stanno provando da tempo ma il Movimento 5 Stello glielo ha impedito”.