Previdenza, Fisco e dirigenti. Tre mesi di schiaffoni dalla Corte costituzionale. Bocciate anche supertassa sulle e-cig e promozione di 800 funzionari delle Entrate. Si rischiano altri buchi

Le interpretazioni sono eterogenee. Ma al di là dei distinguo sembra innegabile che la Corte costituzionale, per nel legittimo svolgimento del suo ruolo, abbia spesso e volentieri messo in crisi il Governo. Per carità, sarà stato l’effetto di decisioni giuridicamente molto ben ponderate. L’effetto “contrasto”, però, sembra proprio esserci stato. L’ultima decisione in ordine di tempo, ormai sin troppo famosa, è quelle relativa alle pensioni. Nel bocciare il blocco delle indicizzazioni per i trattamenti superiori a tre volte il minimo Inps (1.440 euro al mese), decisa all’epoca dal Governo Monti, la Consulta ha aperto un buco potenzialmente esplosivo nei conti pubblici, stimato complessivamente in 18 miliardi di euro. Il Governo, con il decreto approvato lunedì scorso, limiterà i danni a non più di 3,5 miliardi, prevedendo rimborsi parziali e graduali.

BRACCIO DI FERRO
A questa sentenza, però, pochi giorni dopo ne è seguita un’altra, con la quale sempre la Consulta ha bocciato la supertassa del 58,5% prevista dall’allora Governo Letta a carico delle sigarette elettroniche. La Consulta ha giudicato questo prelievo sproporzionato e irragionevole. E così facendo ha aperto un altro buco nei conti pubblici, stav lta di dimensioni nettamente più ristrette: 120 milioni di euro l’anno. Al di là della cifra, è chiaro che si tratta di un’altra tegola che piove su un ministero del Tesoro e su un Governo già abbondantemente “provati” nel tentativo di gestire i conti pubblici rispettando i vincoli europei. Ancora, prima di quella sulle pensioni c’era stata la sentenza con cui la Consulta ha dichiarato illegittime le promozioni di 800 dirigenti dell’Agenzia delle entrate in quanto effettuate senza concorso.

GLI SVILUPPI
Qui il problema era vecchio e ampiamente risaputo, ma il suo epilogo di fronte alla Corte costituzionale c’è stato proprio metre era in sella il Governo guidato da Matteo Renzi. Per carità, magari è esagerato scorgervi un disegno di più ampio respiro. Ma è un dato di fatto che l’esecutivo non ha certo gradito una tale concentrazione di decisioni con la quale la Consulta ha finito col mettere in crisi la gestione dei conti pubblci.