Sì al modello Pomigliano, alle alleanze con liste civiche ma anche politiche (e dunque, perché no, col Pd). Per il doppio mandato, invece, “favorevole a livello locale”, mentre per gli altri portavoce “al momento non se ne è presentata l’esigenza”. Ha le idee chiare Francesco D’Uva, deputato di spicco del Movimento cinque stelle, in vista dell’appuntamento degli Stati generali che potrebbero ridisegnare i contorni e la morfologia dei pentastellati. Né si sottrae alle domande più scomode, a partire dalle distanze – per alcuni abissali – con Di Battista e Casaleggio. La soluzione, secondo D’Uva, è una leadership collegiale: “Tutti devono sentirsi rappresentati, e ogni istanza che parte dai territori deve arrivare al livello centrale”.
Il primo appuntamento è domani a Matera, diventata una delle città simbolo dei 5 Stelle alle ultime amministrative. Con il neo sindaco Bennardi, ci sarete anche lei, Di Maio e altri big del Movimento. Sarà un’occasione per prendere posizione in vista degli Stati generali M5S?
“Lo dice il nome, ‘Tutti insieme a Matera’: quella piazza sarà di tutti. Un’occasione per fare il punto sugli ultimi risultati: vittoria del Sì con il 70% al referendum e vittoria nei Comuni dove ci siamo presentati in coalizione con forze civiche e/o politiche. Nessun collegamento con gli Stati Generali, se non una grande attenzione alla dimensione locale. Ricominciamo dai territori, questi sindaci sono il simbolo del Movimento che riparte”.
Di Battista, Casaleggio, Di Maio, Fico… Il Movimento non gradisce che siano definite correnti, ma resta un fatto che le diverse posizioni all’interno dei 5S stiano diventando un problema. La frattura con il titolare di Rousseau e lo stesso Di Battista sembra insanabile. Crede ci siano margini di ricomposizione?
“Lo spirito del Movimento è uno, uguale per tutti. La gamma delle sensibilità, quella sì, può variare. Ecco perché dobbiamo disegnare una guida collegiale che permetta ad ogni prospettiva di avere diritto di cittadinanza. Ricomporremo ogni questione con spirito unitario. Sono fiducioso”.
Il primo tema di divisione, tra il modello Pomigliano proposto da di Maio, che ha dato i suoi frutti alle ultime Comunali, e il no categorico ad ogni intesa con i vecchi partiti, caldeggiato dall’asse Casaleggio-Di Battista, riguarda il tema delle alleanze. Come se ne esce?
“La strada è quella di coalizioni territoriali con altre forze civiche e politiche. Lo hanno votato prima i nostri iscritti online e poi i cittadini alle ultime elezioni. Luigi Di Maio si è speso per i nostri candidati a sindaco e ha ribadito questa linea. E alla fine sia gli iscritti che Luigi hanno avuto ragione. Ascoltiamo i territori, consapevoli che quello che lei chiama modello Pomigliano è la formula vincente. Così possiamo farci trovare pronti per le amministrative 2021”.
Poi c’è la questione del limite dei due mandati. Gianroberto Casaleggio diceva: “Ogni volta che deroghi ad una regola praticamente la cancelli”. Ma poi la deroga è arrivata con il mandato zero per i sindaci. Lei è favorevole all’abrogazione di questo vincolo?
“Le coalizioni nelle città, le assemblee territoriali per la riorganizzazione del Movimento e il mandato zero per gli amministratori locali sono temi legati tra loro da un minimo comune denominatore: il territorio, appunto. ‘Dobbiamo ripartire dai territori’ non è una formula vuota, è quello che stiamo facendo. Quindi sì, favorevole a livello locale. Per gli altri portavoce non è all’ordine del giorno e al momento non se ne è presentata l’esigenza”.
Torniamo agli Stati generali. Crimi ha assicurato che l’ultima parola sull’organizzazione e i programmi del Movimento spetterà agli iscritti che si pronunceranno su Rousseau. Cioè la piattaforma gestita da Casaleggio, in rotta totale con la linea politica M5S. Non è una situazione paradossale?
“Con Casaleggio si troverà la quadra. Sugli aspetti organizzativi degli Stati Generali la supervisione è di Vito Crimi. Io ho la massima fiducia, la sua impostazione è convincente”.
Nel frattempo, Di Battista ha paragonato il Movimento all’Udeur di Mastella per ribadire la sua contrarietà alle alleanze con il Pd…
“Conosciamo Alessandro, era una provocazione per sostenere la sua visione delle cose. Io la penso diversamente, ma i titoli di giornale su questo tema lasciamoli a Mastella e al suo gusto vintage. Noi concentriamoci sul futuro e su chi siamo veramente. E non è l’Udeur”.
Peraltro, visto l’accordo sulla legge elettorale proporzionale il tema delle alleanze pre-elettorali di fatto non sussiste. Si corre soli, poi si valuta a risultato conclamato se e con chi allearsi. Di Battista è andato fuori tema?
“È la sua posizione personale. Si può essere d’accordo o meno, l’importante è che il dialogo sia costruttivo. Altra cosa è il contributo di Di Battista, che è una risorsa per tutti noi”.
In questo contesto la guida collegiale è a suo avviso la soluzione più consona per mediare tra le diverse sensibilità del Movimento o meglio il capo politico unico?
“Abbiamo bisogno di una leadership forte. Ciò si traduce in una guida collegiale, con più persone che si confrontano tra loro, alle quali poter fare riferimento. Tutti devono sentirsi rappresentati, e ogni istanza che parte dai territori deve arrivare al livello centrale”.
Ma se passasse la linea del vertice collegiale con tutti dentro, non teme che le divergenze rischino di paralizzarvi?
“I meccanismi per raggiungere un punto di caduta, anche con chi non la pensa esattamente come te, esistono. Ho fatto il capogruppo, può immaginare quante volte mi capitava con i colleghi delle altre forze politiche. Ma anche questo è il bello della politica e della democrazia”.
E dopo gli Stati Generali, cosa vede all’orizzonte nell’azione del Movimento 5 Stelle al governo?
“Stiamo per entrare in piena sessione di bilancio, dobbiamo dare il massimo ancora una volta per i cittadini. Sarà anche l’occasione giusta per intraprendere una seria riforma fiscale. E poi ci sono le somme del Recovery Fund, che potremo impiegare per continuare a portare avanti la cosiddetta fiscalità di vantaggio per le imprese. Così possiamo abbassare le tasse. Abbiamo tanti obiettivi: potenziare Scuola e Sanità, creare opportunità per imprese, giovani e lavoratori, accorciare le distanze tra Nord e Sud, sostenere le famiglie”.
Che ruolo giocherà Conte negli anni prossimi? C’è chi dice che resterà figura terza di modo da continuare ad essere leader di tutto il l centrosinistra…
“Giuseppe Conte non è iscritto al Movimento, ma è stato fortemente voluto da noi e siamo orgogliosi del suo operato. Del suo futuro politico bisognerebbe parlarne con lui, ma credo che adesso sia impegnato a pensare al bene del Paese. È un momento delicato: le priorità sono la ripartenza economica e la gestione della situazione sanitaria”.