Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Molise sono le prime tre regioni bianche. Speranza: “Probabile terza dose dai medici di base”

Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Molise sono le prime tre regioni 'bianche' che potranno dire addio al coprifuoco e salutare le riaperture.

Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Molise sono le prime tre regioni bianche. Speranza: “Probabile terza dose dai medici di base”

Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Molise sono le prime tre regioni ‘bianche’ che potranno dire addio al coprifuoco e salutare le riaperture di ristoranti e bar al chiuso, piscine coperte, parchi tematici, sale giochi, wedding, fiere, sagre, circhi, corsi di formazione, convegni. Da domani si potrà mangiare nei locali al chiuso ed assistere agli eventi sportivi al coperto (con capienza al 25%) in tutta Italia. Il 7 giugno il coprifuoco slitta alle 24 a livello nazionale (uscita libera, invece, per le regioni bianche).

Le riaperture sono spinte dal miglioramento progressivo della curva epidemica (2.949 nuovi casi e 44 morti) e soprattutto dall’andamento della campagna vaccinale (qui il report) che, anche ieri, ha superato le 500mila somministrazioni. In continua diminuzione anche i ricoverati nelle terapie intensive (sono 1.061), che si avviano a scendere sotto quota mille dopo mesi.

“Non dobbiamo preoccuparci – ha detto ieri il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri – dell’aumento di contagi in Inghilterra: lì ci sono stati seimila casi di variante indiana, di cui 5mila da persone non vaccinate. In Italia la variante indiana è all’1%. Noi dobbiamo correre con la vaccinazione, completare le seconde dosi, continuare con mascherine e distanze e insieme, noi e la popolazione, ci lasceremo questa situazione alle spalle”.

Continuano ad essere in vigore gli obblighi di mascherina e distanziamento, ma ripartono tutte le attività che erano state sospese dalla pandemia. Resta lo stop, invece, per le discoteche come attività di ballo. E Sileri si augura che “possano riaprire presto con il green pass e diventare un punto dove ci si possa anche vaccinare e raggiungere così i giovani che a volte sono più refrattari alle vaccinazioni”.

Dal 7 giugno saranno in bianco – secondo l’attuale andamento dei contagi – anche Abruzzo, Liguria, Umbria e Veneto, mentre dal 14 dovrebbe toccare a Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia e alla provincia di Trento. Le ultime sette regioni ancora gialle potrebbero cambiare colore dal 21 giugno, con l’inizio dell’estate.

Il calendario delle riaperture prevede (per le regioni non bianche) il via libera dal 15 giugno ai matrimoni con cerimonia, parchi tematici e congressi; dal 21 giugno via il coprifuoco; dall’1 luglio riprendono infine corsi di formazione, centri benessere, sale giochi, eventi sportivi al chiuso, piscine coperte.

Sul fronte vaccini, giovedì prossimo si archivia definitivamente il sistema delle fasce di età (già bypassato in alcune Regioni dai vari open day organizzati): chiunque, dai dodicenni in su, potrà vaccinarsi. “Vaccinare dai 12 anni in su è molto importante. Aifa nelle prossime ore darà seguito a disposizioni Ema sul vaccino tra i 12 e i 15 anni, sarà importante per la ripresa della scuola a settembre” ha detto il Ministro della Salute, Roberto Speranza.

“Dove farlo? Per me – ha aggiunto il ministro – è importante farlo dai pediatri di fiducia. Sempre nel coordinamento lo farei fare ai pediatri di libera scelta. Dobbiamo aspettare che le analisi dei nuovi dati poi ci forniscano elementi anche su fasce più piccole. A settembre dobbiamo arrivare avendo vaccinato la stragrande maggioranza dei 12-15enni”.

La terza dose di vaccino? “In questo momento – ha aggiunto Speranza – non abbiamo certezze ma i nostri ricercatori ci dicono che sarà molto probabile dover ricorrere a una terza dose come richiamo necessario ed eventualmente ci potranno essere anche modifiche dei vaccini per coprire le varianti. Dobbiamo passare da una fase di straordinarietà a una di ordinarietà nell’affrontare questa epidemia: va bene vaccinare in tutti gli spazi possibili e immaginabili, come le palestre, ma se penso a un tempo più lungo i luoghi preposti alla vaccinazione devono tornare ai loro scopi originari. I 40.000 medici di medicina generale possono essere la leva essenziale per gestire la fase ordinaria”.