Privilegi pure ai musei. Uno su due entra gratis

di Massimiliano Lenzi

La solita storia italiana: i più fessi pagano per tutti. Stavolta non parliamo di tasse ma di musei e gallerie dove su 10 visitatori, 4 (il dato è arrotondato in difetto) entrano gratis. Prima di leggere le cifre in dettaglio stropicciatevi bene gli occhi. Perché sì, c’è la crisi, il Governo non sa più dove racimolare i soldi necessari per non alzare le tasse e l’Iva, il lavoro non si trova ma nell’Italia dell’arte e del turismo – settori di risorse che potrebbero essere vero petrolio  per l’intero nostro sistema economico –  l’omaggio pare una malattia nazionale.
Non è per tutti l’omaggio, ma per molti sì. I dati si trovano nell’annuario Istat 2012, capitolo 8, “attività culturali e sociali varie” e sono relativi al 2011.  In quell’anno il totale dei visitatori dei musei e delle gallerie a pagamento è stato di 9 milioni e 987.501. Di questi paganti solo 5 milioni e 968.588 e non paganti 4 milioni e 18.913. Spostando il focus dai musei ai monumenti ed alle aree archeologiche, il gratis resta sempre un’abitudine. Su 8 milioni e 22.664 visitatori (nel 2011) hanno pagato l’ingresso in 4 milioni e 603.479 e risultano invece non paganti in 3.419.185. Qui la percentuale di chi entra gratis sale addirittura al 42,61%. Che dire davanti a questi dati se se non lanciare un allarme alla nostra classe politica, a partire da Massimo Bray, Ministro per i Beni e le attività culturali: “Houston, abbiamo un problema”.

Gli istituti con ingresso gratuito
Oltre alla categoria non paganti – che riguarda ovviamente gli Istituti con ingresso a pagamento – l’Istat ci fornisce le cifre degli Istituti con ingresso gratuito che sono 736.858 visitatori nelle categorie musei e gallerie e ben 13.308.827 per i monumenti e le aree archeologiche. Ma come, con oltre il 40% di persone che entrano gratis nei musei a pagamento abbiamo anche luoghi d’arte con ingresso gratuito a prescindere, per definizione, dove passano oltre 14 milioni di visitatori. Si, li abbiamo. Perché se il tengo famiglia era – nel racconto di Leo Longanesi sulla gente italica la descrizione di un popolo con una frase – l’io non pago (non come ironizzava Totò, l’io pago) è un gusto nazionale. E pure di casta. All’Istat dove abbiamo telefonato ieri mattina spiegano che “in quei dati di chi passa ‘non pagante’ nei musei a pagamento rientrano pure giornate speciali come le notti bianche (con musei aperti gratuitamente), categorie ad omaggio come i giornalisti” (ahinoi!) ed altre tipologie ancora, non ultime le fasce di età. Facciamo un esempio: sul sito del polo museale fiorentino, sotto la voce hanno diritto al biglietto gratuito (e che riguarda ovviamente quel polo) tra le varie si legge: i cittadini dell’Unione Europea di età superiore a 65 anni non pagano.
Domanda per la nostra classe politica: in tempi di crisi agli over 65 anni italiani non sarebbe meglio farglieli pagare i musei e magari concedergli qualche franchigia in più nel settore sanitario, soggetto negli ultimi tempi a tagli durissimi su agevolazioni e cure gratuite? Nell’attesa, chiudiamo questo viaggio nell’Italia che non paga i musei con uno zoom sui dati regionali. Dove, stavolta, il Belpaese stupisce.

Chi chiude un occhio
Dove è che soprattutto non si paga? Ma saranno i soliti – verrebbe da rispondere seguendo pregiudizi e cliché: nel Lazio, questi romani, in Campania. Ed invece, macché!
Le regioni dove i non paganti superano i paganti sono: Piemonte, Liguria, Friuli Venezia – Giulia, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise. E al sud: Sardegna, Calabria, Puglia, Basilicata. In queste regioni i non paganti sono più dei paganti. Ripetiamo: in queste regioni.
I non paganti sono più dei paganti.  A tirar su il bilancio di quelli che il biglietto lo pagano ci pensano – per fortuna – alcune grandi regioni. Il Lazio, con 6 milioni 334.262 paganti contro 3 milioni 25.898 non paganti. La Toscana, con 3 milioni e 799.412 paganti contro  1 milione e 600.771 gratis. La Campania, con 3 milioni e 55.832 paganti vs 2 milioni 14.645 non paganti. Seguono poi la Lombardia con 808.411 paganti contro 526.193 no e il Veneto con 678.232 paganti contro 282.594 non paganti. Se, come diceva Massimo D’Azeglio 150 anni fa, “fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”, oggi nel 2013 possiamo dire che fatti i musei bisognerebbe fare i biglietti. A pagamento.