Processo all’assessore pistolero. Adriatici inchiodato dal testimone. Si complica la posizione dell’esponente leghista. La teoria della legittima difesa non regge più

Si complica la posizione dell’ex assessore leghista Massimo Adriatici, che il 20 luglio scorso, sparò e uccise a Voghera un immigrato.

Processo all’assessore pistolero. Adriatici inchiodato dal testimone. Si complica la posizione dell’esponente leghista. La teoria della legittima difesa non regge più

Si complica la posizione dell’ex assessore leghista Massimo Adriatici, che il 20 luglio scorso (leggi l’articolo) sparò e uccise con un colpo di pistola un immigrato, il 39enne Youns El Boussettaoui, di nazionalità marocchina, a Voghera. Nel corso dell’incidente probatorio che si è svolto ieri in Tribunale a Pavia, una testimone, la 21enne Maria Chirtes, di origine romena, ha ricostruito nel dettaglio l’accaduto, facendo emergere diversi dubbi sull’ipotesi del solo eccesso colposo di legittima difesa per cui l’esponente del Carroccio è indagato.

L’UDIENZA. La testimone, presente il 20 luglio scorso in piazza Meardi, quando l’ex assessore alla sicurezza fece fuoco, interrogata dal giudice Maria Cristina Lapi e dal pubblico ministero Roberto Valli, ha sostenuto che all’interno del bar davanti alla piazza il 39enne nordafricano non avrebbe offeso o minacciato nessuno dei clienti. Ha aggiunto che, infastidito dal cane di una ragazza, avrebbe soltanto dato un calcio a una sedia e che intanto Adriatici lo controllava dall’esterno del locale.

Maria Chirtes ha quindi assicurato che El Boussettaoui, una volta uscito dal bar, si avvicinò al politico, che tra i due ci fu un breve colloquio e che poi il nordafricano colpì l’assessore con un pugno o forse con una manata, facendolo finire a terra. La testimone ha infine dichiarato che Adriatici, mentre si rialzava, sparò contro il 39enne uccidendolo e che, una volta arrivate sul posto le pattuglie della Polizia e dei Carabinieri, recuperò la pistola e il telefonino, con il quale continuò a telefonare e a mandare messaggi mentre erano in corso gli accertamenti.

Maria Chirtes ha inoltre negato di aver ricevuto minacce prima della sua deposizione di ieri, smentendo così le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi. “L’esito di questo incidente probatorio, dopo il precedente esame di altri due testimoni, rende ancora meno convincente l’ipotesi di reato di eccesso colposo di legittima difesa per l’indagato”, ha affermato l’avvocato Marco Romagnoli, uno dei legali della famiglia di El Boussettaoui. “Ci auguriamo che il capo di imputazione possa cambiare, prima dell’auspicabile richiesta di rinvio a giudizio”, ha aggiunto. E a breve la Procura di Pavia dovrebbe chiudere le indagini preliminari.

LA VICENDA. Subito dopo il fatto, Adriatici dichiarò agli inquirenti che il colpo era partito involontariamente. L’ex assessore di Voghera, docente di diritto penale e procedura penale presso Scuola allievi agenti Polizia di Stato Alessandria ed ex docente dell’Università del Piemonte Orientale, deteneva regolarmente la pistola con cui ha fatto fuoco. “Altro che far west a Voghera – commentò con un video su Facebook il leader della Lega Matteo Salvini – si fa strada l’ipotesi della legittima difesa. Parliamo di un docente di diritto penale, funzionario di polizia, avvocato penalista noto e stimato in questa bella città in provincia di Pavia vittima di un’aggressione che ha risposto, accidentalmente è partito un colpo che purtroppo ha ucciso un cittadino straniero”.

“Secondo quanto trapela – aggiunse poi Salvini riferendosi alla vittima – è già noto purtroppo in città e le forze dell’ordine per violenze e aggressioni e addirittura atti osceni in luogo pubblico. Ho sentito che da sinistra e dal Pd ci chiedono prese di distanza, ma prima di condannare una persona per bene che si è vista aggredita e che avrebbe reagito aspettiamo la ricostruzione dei fatti”. In base alle testimonianze raccolte invece dubbi emergono sullo stesso eccesso di legittima difesa.