Si era parlato di omicidio di Stato e di spy story. Ma il mistero sulla morte di Imane Fadil (nella foto), la testimone chiave del processo Ruby ter contro Silvio Berlusconi, è durato quattro mesi. Infatti da ieri sul caso c’è una certezza, messa nero su bianco dai periti della Procura di Milano, secondo cui “non ci sono elementi a supporto di ipotesi di morte non naturale”. Insomma le conclusioni della lunga e dettagliata relazione affermano, senza apparenti esitazioni, che non ci sarebbe nulla di anomalo nella morte della giovane e tantomeno che si possa parlare, come invece si fece nell’immediatezza dei fatti, di un probabile caso di avvelenamento. A far scattare tali dubbi erano stati i primi esami medici che avevano riscontrato, nel sangue di Fadil, alte concentrazioni di metalli pesanti.
Per i miracoli ci stiamo attrezzando
Miracoli della grande stampa italiana. A mostrarci il prodigio è stata per prima l’edizione online di Repubblica, ripresa a ruota da tv e altri giornali. La guerra in Ucraina – è lo scoop – può finire grazie al piano italiano per la pace elaborato da