“Ci serve ancora molto tempo”. La sintesi della seconda udienza a carico della ministra Daniela Santanché e di altre 15 persone, fra ex dirigenti e sindaci della Visibilia editore, tutti accusati a vario titolo di falso in bilancio, sta tutta nelle parole dell’avvocata difensore Antonella Augimeri. Prendere tempo, è il mantra.
Per i legali degli imputati, infatti, la Procura, riscrivendo i capi di imputazione come richiesto dai giudici, avrebbe modificato i capi d’accusa, cambiano le carte in tavola. Per questo Augimeri ha invocato un ampio lasso di tempo per la prossima udienza, comunque fissata per il 10 giugno.
Le precisazioni richieste dalla Corte
Per comprendere il passaggio tecnico, bisogna tornare alla prima udienza del 15 aprile scorso, quando il Tribunale aveva chiesto ai pm Maria Gravina e Luigi Luzi di precisare il capo d’imputazione a carico della ministra del Turismo, la società Visibilia srl e degli altri imputati, indicando anno per anno ogni singola voce che sarebbe stata contabilizzata falsamente nei bilanci e da chi.
Il nodo dei bilanci
Nelle ‘nuove’ accuse depositate martedì – non modificate nella sostanza – è comparsa l’espressione “bilancio consolidato” (quello del Gruppo) con riferimento alla quotata in borsa Visibilia Editore spa. Si riferisce ai conti approvati nel giugno 2022 e nell’aprile 2023 (per le annualità ’21-’22), dove prima la Procura parlava esclusivamente di “bilanci di esercizio” (i bilanci delle singole aziende che compongono il Gruppo).
Si tratta di due imputazioni, nemmeno contestate alla ministra, e di cui invece sono accusati il compagno della senatrice di Fratelli d’Italia, Dimitri Kunz d’Asburgo, la sorella Fiorella Garnero, l’ex membro del cda Massimo Cipriani con sei membri del collegio sindacale. Per la legale di Cipriani però “è un fatto nuovo che cambia le prerogative difensive”. In particolare le difese intenderebbero concentrarsi su regole e principi contabili differenti che si applicano nel redigere bilanci di esercizio rispetto a quelli che si usano per bilanci consolidati.
Le imputazioni a carico di Santanché
Nelle vecchie accuse riformulate, intanto, i Pm hanno segnalato che Santanchè risultava presidente dal 2017 e fino al 2021 nonché “soggetto economico di riferimento del ‘gruppo Visibilia’”. Tra le presunte falsificazioni al bilancio il tema della mancata svalutazione della voce “avviamento” e dell’indicazione nell’attivo della voce “crediti di imposte anticipate”. Alla ministra viene anche contestata, sempre con le precisazioni formulate, la presunta falsificazione di un bilancio della Visibilia srl in liquidazione. Bilancio approvato nel 2019, quando la senatrice di FdI era “amministratore unico”.
Difese battute sulle eccezioni
L’altra novità del processo di ieri è il rigetto di un’altra eccezione difensiva. Tutti i difensori chiedevano di disporre la nullità della richiesta di rinvio a giudizio della Procura. Per gli avvocati sarebbero stati violati i diritti difensivi l’8 maggio 2024, quando gli inquirenti hanno depositato gli esiti di indagini integrative a un mese di distanza dall’avviso di conclusione indagini preliminari dell’11 aprile senza avvisare nuovamente di un termine di 20 giorni per presentare memorie o chiedere di essere interrogati prima della richiesta di processo.
Per il collegio della seconda sezione penale la Procura è effettivamente incorsa “in errore” durante quella fase ma vi ha posto rimedio 23 giorni dopo, il 31 maggio 2024, prima di chiedere il processo, quando ha “emesso e notificato a tutti gli indagati”, Cipriani compreso, un “nuovo avviso di deposito atti”, informando di un ulteriore termine di 20 giorni per esercitare i “diritti e le facoltà” previste dalla legge.
Intanto i difensori vogliono il grande accusatori di Santanchè, Zeno, fuori dal processo
Quella di ieri è stata l’inizio di un’istruttoria che si annuncia lunga e ricca di eccezioni. L’avvocato Federico Cecconi, che assiste tre revisori contabili di Visibilia, ha anticipato che chiederà l’annullamento dell’atto di costituzione di parte civile da parte di alcuni ex soci di minoranza di Visibilia, capeggiati dal finanziere Giuseppe Zeno, che avevano fatto partire l’inchiesta con i loro esposti.
Chiedono risarcimento lamentando il deprezzamento delle azioni in loro possesso e un danno patrimoniale derivato dai conti truccati. Per Cecconi la richiesta di partecipare al processo come parte civile, accolta in udienza preliminare dalla gup Anna Magelli, sarebbe “inidonea” in base alla nuove disposizioni della riforma Cartabia.