Pronto soccorso da incubo. Nel Lazio si allungano le attese perfino per i codici rossi

Nonostante le promesse del governatore Rocca la situazione dei pronto soccorso di Roma e del Lazio continua a essere critica.

Pronto soccorso da incubo. Nel Lazio si allungano le attese perfino per i codici rossi

Il miglioramento annunciato dal presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, proprio non c’è. La situazione dei pronto soccorso di Roma e del Lazio continua a essere critica, con decine di pazienti in tutta la Capitale costretti ad aspettare per giorni in barella nei corridoi. Ottenere un posto letto, negli ospedali di Roma, è un’impresa quasi impossibile. La situazione è critica un po’ ovunque, dal San Giovanni al Pertini, strutture in cui sono tantissimi i pazienti in attesa sulle barelle mentre sono pochi gli operatori sanitari.

Nonostante le promesse del governatore Rocca la situazione dei pronto soccorso di Roma e del Lazio continua a essere critica

Ogni infermiere deve gestire fino a 15 pazienti, se non di più. E ognuno, come raccontano alcuni operatori al Corriere, rimane mediamente 3-4 giorni in attesa del ricovero. Ma i tempi possono essere anche molto più lunghi. Al Santo Spirito, per esempio, viene evidenziato il caso di una persona anziana in attesa da sei giorni per essere ricoverata. Nulla è cambiato neanche al San Camillo rispetto alla scorsa estate, l’emergenza è rimasta tale: ogni giorno si contano circa 140 accessi. Troppi per pensare che il poco personale a disposizione possa fronteggiarli. Servono, con urgenza, le nuove assunzioni su cui però tanto tempo è già stato perso. Così sono diversi i pazienti che già da cinque giorni stazionano nel pronto soccorso. E non va meglio neanche per quelle persone in situazioni più delicate: anche per loro i tempi d’attesa sono lunghissimi.

In diversi ospedali di Roma i pazienti restano in barella anche per sei giorni aspettando il ricovero

Le criticità nei pronto soccorso del Lazio vengono evidenziate anche dall’ultima indagine Agenas. Partiamo, però, dai dati positivi: nel Lazio, infatti, si registra la percentuale più bassa di accessi in codice bianco: sono solo il 2,9%. Segno di una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini, che sanno di potersi rivolgersi altrove per problemi non gravi. O, forse, segno anche di una consapevolezza che andare in pronto soccorso è inutile per i tempi eccessivamente lunghi d’attesa, soprattutto quando non si tratta di una vera emergenza. Nel Lazio il tempo di permanenza per i codici bianchi è pari a 106 minuti, contro i 111 della mediana nazionale. Così come il dato è sotto la mediana per i codici verdi: 132 minuti contro i 147 nazionali.

Il problema, però, è che nei pronto soccorso del Lazio la permanenza è mediamente più lunga rispetto al resto d’Italia sia per i codici gialli che per quelli rossi: nel primo caso sono 268 minuti (contro i 245 nazionali) e nel secondo addirittura 302 (contro i 208 nazionali, peggiore regione italiana). Un disastro che si accompagna all’alta percentuale di chi abbandona il Dea prima della visita: il dato è all’8,38% contro una media nazionale del 6,29%. Segno che le attese sono troppo lunghe e i pazienti rinunciano alle cure.