Pronto soccorso devastato a Napoli. Nei guai in nove, due sono minori. La Procura gli contesta anche l’aggravante del metodo mafioso

Per la devastazione del pronto soccorso dell’ospedale “Pellegrini” di Napoli, avvenuto all’alba dell’1° marzo scorso, in seguito alla morte di Ugo Russo, il 15enne ucciso da un colpo di pistola esploso da un carabiniere, gli agenti della Squadra mobile della questura di Napoli hanno eseguito sei misure cautelari in carcere (al momento una settima persona è irreperibile) nei confronti di altrettanti maggiorenni e due misure della permanenza in casa per due minori. L’ospedale fu danneggiato da alcune persone mentre i medici stavano tentando di rianimare il giovane che, insieme ad un complice, qualche ora prima nella zona di Santa Lucia, aveva tentato una rapina ai danni di un carabiniere che si trovava in compagnia di una ragazza. Le accuse a carico delle nove persone destinatarie delle misure emesse dai gip, su richiesta della Procura distrettuale antimafia e della Procura per i minorenni, sono (a vario titolo) di devastazione e saccheggio, interruzione di un servizio di pubblica necessità, violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale, tutti aggravati dal metodo mafioso.