Pirateria di Stato. Così l’esercito israeliano ha sequestrato la Madleen, nave carica di aiuti umanitari per Gaza, catturando il suo equipaggio in acque internazionali. A bordo dodici attivisti, tra cui Greta Thunberg e l’eurodeputata Rima Hassan. Israele non ha alcuna giurisdizione su acque internazionali, ma da mesi il diritto internazionale è stato sistematicamente smantellato sotto gli occhi complici delle cancellerie occidentali. Mentre l’esercito rapiva i volontari, Benjamin Netanyahu sedeva nel tribunale di Tel Aviv come imputato per corruzione: primo premier israeliano processato durante il mandato.
Dopo il sequestro, il ministro della Difesa Israel Katz ha ordinato la proiezione di un video delle atrocità di Hamas del 7 ottobre 2023 agli attivisti. I corpi straziati dei bambini di Gaza devono restare invisibili, mentre viene imposto materiale selezionato e sottratto da mesi a qualsiasi verifica indipendente. La censura si alterna alla propaganda in un meccanismo ormai scoperto: piegare la narrazione per giustificare il massacro. È la conferma che la macchina israeliana non può più contare sui fatti, ma solo sulla costruzione artificiale del racconto. È l’unico scudo rimasto per tentare di sfuggire al processo che la storia imporrà.
«È giusto che Greta l’antisemita e i suoi amici sostenitori di Hamas vedano chi è Hamas», ha dichiarato Katz. Portare aiuti umanitari è diventato, per Israele, atto di terrorismo. Salvare vite umane è sabotaggio. Fermare la fame, reato. Il progetto è chiaro: non respingere un nemico, ma cancellare una popolazione. E chiunque provi a impedirlo viene classificato come complice del terrorismo.