Protezione (in)civile: scatta l’allarme in Lombardia

di Alessandro Barcella

Si chiama PEC, ovvero pianificazione d’emergenza comunale di protezione civile. È l’insieme delle attività coordinate e delle procedure che i Sindaci devono adottare per fronteggiare eventuali calamità attese sul territorio. Un documento fondamentale dunque, se consideriamo l’elevato livello di criticità (dall’idrogeologico al sismico) del nostro Paese. Un Paese che troppo spesso, però, corre ai ripari ad emergenza già scoppiata. Porvi rimedio, dopo, diventa un’impresa a volte pagata col sangue.
Qual è lo stato dell’arte dei piani comunali e sovracomunali oggi presenti in Lombardia? La fotografia è a tratti sconfortante.

I “buoni” e i “cattivi”
Gli ultimi dati sono aggiornati al 6 febbraio 2013. Sono ancora solo 1211 i comuni lombardi coperti attualmente da PEC, su un totale di 1544. E se da un lato la “virtù” sembra abitare dalle parti di Lodi, Lecco e Sondrio (rispettivamente con 53 comuni su 61, 88 su 90 e 76 su 78 dotati di PEC attiva) non la stessa cosa si può dire per altre province. Milano? Un dato buono nella sostanza ma scarso se consideriamo di stare parlando della provincia capoluogo: 113 comuni con PEC su 134. “Consideriamo l’adozione da parte dei Comuni dei piani di emergenza di Protezione Civile fondamentale – spiega l’assessore provinciale Stefano Bolognini -. La Provincia ha messo a punto la revisione di un piano che è nella sua fase di approvazione finale”.Ma sono altri, i territori, ad essere sul banco degli “accusati”. Le province di Bergamo (194 su 244) e Monza e Brianza (38 su 55), innanzitutto. La maglia nera spetta però a quella provincia pavese più volte, negli ultimi 50 anni, sommersa dalle esondazioni di Po e Ticino. Il dato percentuale? Una copertura pari al 44,7%, con una novantina scarsa di comuni sul totale di 190. Il Presidente della provincia di Pavia, con delega alla protezione civile, è invece ottimista: “Dal 2011, anno del mio insediamento – spiega Daniele Bosone – il numero dei comuni che si è dotato di tale strumento è passato da 20 a quasi cento. Al momento risultano essere una cinquantina le amministrazioni con il piano di emergenza in fase di adozione. Intendiamo continuare nel lavoro di incentivazione verso quanti al momento non hanno ancora provveduto ad ottemperare alle disposizioni di legge. Si deve comunque tenere conto di un legittimo rallentamento da parte dei comuni più piccoli che stanno procedendo all’unione dei servizi con altri enti e che quindi sono impegnati in un lavoro amministrativo particolare e anche complesso”. Ed ecco allora che Regione Lombardia pensa ad una sorta di “tutor”, un servizio di consulenza ai comuni ancora inadempienti.

A scuola di PEC
La nuova legge 100/2012 impone che l’approvazione dei PEC avvenga senza oneri per la finanza pubblica: i comuni non potranno più affidare incarichi esterni per la loro redazione nè ricevere finanziamenti da altri Enti, quali ad esempio Regione o Provincia. Ecco allora l’idea di un aiuto, gruppi di lavoro per facilitarli e supportarli in questa attività. Tra le misure, una formazione in aula ad hoc da parte della Scuola Superiore di Protezione Civile.