Pruiti: “Così difendo Buccinasco dalle minacce delle ‘ndrine”

Parla il primo cittadino di Buccinasco, Rino Pruiti: "Qui ogni tre mesi arriva un'interdittiva".

Pruiti: “Così difendo Buccinasco dalle minacce delle ‘ndrine”

Buccinasco è un centro dell’hinterland milanese dove, su ventottomila abitanti, all’anagrafe sono registrate 2.200 famiglie calabresi, quasi tutte originarie dell’Aspromonte. Non è un caso, forse, che Buccinasco sia considerata la capitale della ‘ndrangheta in Lombardia. Da sei anni sulla poltrona di sindaco, però, siede Rino Pruiti, al suo secondo mandato, già assessore in giunte precedenti, civico eletto col centrosinistra.

Quando si è insediato la prima volta, nel 2017, ha messo subito in chiaro le sue intenzioni: “Non sarò il sindaco di tutti – fu la sua prima dichiarazione – Non sarò, ad esempio, il sindaco dei mafiosi”. Da allora, la sua è una battaglia quotidiana per la legalità, tanto che essendo stato eletto consigliere della Città metropolitana, il sindaco di Milano Sala gli ha attribuito la delega proprio alla legalità e ai beni confiscati.

Sindaco Pruiti, è di ieri la notizia che un’azienda di autonoleggio chiusa per interdittiva antimafia, ha deciso di ricorrere al Tar contro il suo Comune e contro lo Stato.
“Qui a Buccinasco in media ogni tre o quattro mesi arriva dalla Prefettura una interdittiva antimafia. La nostra polizia locale va poi a chiudere fisicamente l’esercizio. I mafiosi quasi sempre fanno ricorso, anche se sanno che è difficile ottenere una revoca dell’interdittiva. Nella riunione di giunta di martedì scorso abbiamo nominato un avvocato che ci rappresenterà dinanzi ai giudici amministrativi. Questo costerà alla collettività 3 o 4mila euro. L’interdittiva non riguarda solo l’attività di noleggio auto intestata a Giuseppe Barbaro, classe 1984, ma anche un’agenzia immobiliare”.

Qual è la strategia che i boss stanno adottando?
“Ormai non si nascondono più di tanto, si fanno intervistare, fanno ricorsi alla magistratura. Il boss Rocco Papaleo mi ha perfino querelato per diffamazione a mezzo stampa, ma il pm ha archiviato. La strategia è quella di fare vittime, come è successo per la storia del bar della nipote del boss in estate”.

Si riferisce al bar aperto a Milano da Marika Barbaro, figlia di Serafina ‘Sara’ Papalia, nipote del boss Rocco (condannato a 104 anni di carcere, ne ha scontati 26, ndr), e di Salvatore Barbaro (condannato a 9 anni nel processo “Cerberus”, ndr).
“Sì, il bar è nel territorio di Milano, ma a ridosso del comune di Buccinasco. Noi facciamo di tutto per bloccare queste persone e loro aprono tranquillamente un bar che sarà costato centinaia di migliaia di euro.’“Frutto di sacrifici’, aveva scritto la madre. Tra l’altro i Papalia continuano a piangere miseria lamentando difficoltà economiche”.

Le sono mai arrivate minacce?
“Nella mia prima campagna elettorale come sindaco, su tutti i miei manifesti comparve, ben disegnato a pennarello, un mirino sulla mia fronte. Poi i Papalia e i Barbaro andavano dicendo in giro che io ero pericoloso. Il discredito e la diffamazione sono le loro nuove armi”.

Avverte la presenza delle altre istituzioni al suo fianco?
“Il Prefetto di Milano si fa sentire, ma avrei forse gradito che in venti anni una telefonata da Roma mi fosse arrivata. Pensi, fino al 2004, Buccinasco era uno dei pochi comuni di queste dimensioni senza neppure una caserma dei carabinieri. Ma non sono abituato a fare polemiche”.