“Putin non bluffa sui negoziati, fermare la guerra gli conviene”. Parla l’esperto di geopolitica di Domino, Elia Morelli: “Possibile trattare sulla base degli accordi del 2022”

"Putin non bluffa sui negoziati, fermare la guerra gli conviene". Parla l'esperto di geopolitica di Domino, Elia Morelli.

“Putin non bluffa sui negoziati, fermare la guerra gli conviene”. Parla l’esperto di geopolitica di Domino, Elia Morelli: “Possibile trattare sulla base degli accordi del 2022”

Da giorni prosegue il pressing sugli alleati occidentali da parte del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, al fine di dare il via libera a Kiev per colpire obiettivi militari in Russia. Elia Morelli, giornalista di Domino ed esperto di geopolitica, quali sono i rischi di una simile mossa?

“Inutile girarci intorno, i rischi sono notevoli. Sicuramente è in corso una discussione in seno all’Unione europea, ma soprattutto nella Nato, sulla necessità di dare la possibilità a Volodymyr Zelensky di lanciare missili direttamente in territorio russo per colpire le basi da cui partono gli attacchi verso la parte settentrionale dell’Ucraina, soprattutto nella regione di Sumi e di Kharkiv. Allo stesso tempo, si sta discutendo anche in merito alla possibilità di addestrare le truppe di Kiev direttamente nel territorio ucraino, inviando addestratori militari occidentali. È ovvio che tutto ciò non fa altro che esacerbare e aumentare le tensioni, già più che surriscaldate, con la Federazione Russa. Detto questo, al momento continuo a vedere difficile un’escalation che conduca a uno scontro frontale tra Nato e Russia, tuttavia siamo su un piano inclinato e se continuiamo a percorrerlo, come stiamo continuando a fare, il pericolo di una guerra non può essere sottovalutato”.

All’appello di Stoltenberg hanno già risposto positivamente Francia, Germania, Lituania, Norvegia e Polonia, mentre gli Usa, secondo il Washington Post, daranno il via libera a breve. Crede che altri Paesi si uniranno?

“Secondo me è probabile che altri Stati possano prendere decisioni analoghe. Penso soprattutto ai Paesi baltici, tra cui Estonia e Lettonia, che potrebbero dare il loro consenso. Bisogna vedere anche cosa faranno la Romania, la Svezia e soprattutto la Finlandia. Proprio Helsinki mi sembra più che favorevole, tuttavia faccio notare che nel Paese esistono discussioni interne sull’opportunità di compiere un simile passo perché, confinando direttamente con la Russia, tanti temono che potrebbe portare a una seria minaccia alla sicurezza nazionale. Bisognerà vedere anche cosa faranno altri Stati, tra cui l’Italia, che fin qui sono stati riluttanti e che a mio avviso dovrebbero cercare di far sentire la propria voce all’interno dei consensi euro-atlantici per tentare di ridurre l’escalation”.

Intanto diversi Paesi Ue valutano l’invio di personale militare a Kiev per addestrare le truppe ucraine. Non teme che il successivo step di questa escalation possa condurre allo schieramento di militari occidentali direttamente sul campo di battaglia?

“È complicato dirlo. Sicuramente i Paesi dell’Europa orientale e la Francia hanno manifestato più volte la loro disponibilità a inviare addestratori militari in Ucraina. Del resto, non è un mistero che istruttori Nato hanno formato combattenti ucraini destinati ad agire nel Donbass fin dal 2014. Si tratta di qualcosa già acclarato dalle decine di morti occidentali nel bombardamento russo alla base di Yavoriv nella regione di Leopoli, avvenuto nel marzo 2022. Tra l’altro, anche se pochi lo dicono, sono già stati inviati soldati volontari francesi, britannici, americani e polacchi a combattere fisicamente al fianco dei militari ucraini nel Donbass. A mio parere, se la Russia riuscisse veramente a sfondare il fronte ucraino nel quadrante nord-orientale, allora è probabile che alcuni Paesi potrebbero decidere di inviare contingenti militari a sostegno del Paese invaso. Che questa eventualità sia concreta lo ha detto Emmanuel Macron, che ha parlato della possibilità di inviare 2mila soldati sul campo di battaglia”.

Parlando del possibile invio di truppe occidentali in Ucraina e dell’intenzione americana di schierare missili al confine con la Russia, il ministro Lavrov è tornato ad agitare lo spettro della guerra nucleare. Quanto sono credibili queste minacce?

“Penso che si tratti di minacce che, almeno fino a questo momento, hanno poca credibilità. Non è nell’intenzione della Federazione Russa lanciare armi nucleari, ma simili minacce servono a impaurire e a scoraggiare il sostegno euro-atlantico all’Ucraina. Onestamente non penso si andrà oltre le minacce, tuttavia il rischio che la situazione degeneri c’è”.

Intanto diversi esperti stanno manifestando preoccupazione per la tenuta difensiva dell’Ucraina. Lei che idea si è fatto?

“Siamo in presenza di una guerra di logoramento che gioca a favore della Russia perché dispone di risorse sociali, economiche e militari, che sono imparagonabili rispetto a quelle dell’Ucraina. Per questo è evidente che la durata della guerra dipende dal sostegno occidentale all’esercito di Zelensky. Se questo dovesse interrompersi, allora le capacità dell’Ucraina di resistere diminuirebbero in modo drastico. A mio parere, i Paesi Ue farebbero bene ad aprire quanto prima dei negoziati di pace con la Russia, prendendo in considerazione le bozze di accordo già messe a punto nel 2022”.

Nel frattempo Putin ha aperto a negoziati di pace, precisando però che questi dovranno tenere conto delle conquiste effettuate sul campo. Secondo lei si tratta di un bluff?

“Secondo me è disposto a trattare perché il tempo è tutto dalla parte della Russia. Da un punto di vista tattico sta dicendo ‘sono disposto a negoziare fermandomi alle conquiste già effettuate, voi?’. La realtà è che Putin sa bene che continuando la guerra potrebbe ottenere altre conquiste, ma anche arrivando alla firma di un armistizio otterrebbe grandi benefici sul piano strategico e diplomatico”.