Putin mette a ferro e fuoco l’Ucraina per vendicarsi dell’attentato a Mosca

Putin mette a ferro e fuoco l’Ucraina per vendicarsi dell'attentato a Mosca in cui ha perso la vita il generale Savarov

Putin mette a ferro e fuoco l’Ucraina per vendicarsi dell’attentato a Mosca

Dopo l’attentato a Mosca in cui ha perso la vita il generale Fanil Sarvarov, era prevedibile una reazione furiosa del Cremlino che ieri si è “vendicato” lanciando un massiccio attacco su pressoché l’intero territorio ucraino. Poco importa, al momento, che non ci sia alcuna certezza su chi abbia realmente assassinato il braccio destro di Vladimir Putin perché, per quanto sia più che plausibile che la bomba sotto l’automobile di Sarvarov sia stata piazzata dagli agenti segreti di Kiev, gli inquirenti russi sembrano brancolare nel buio e continuano a ripetere che restano aperte tutte le piste investigative.

La vendetta russa

Quel che è certo è che la reazione russa c’è stata ed è stata letteralmente spaventosa. Una prima ondata di attacchi ha fatto scattare l’allarme aereo in quasi tutta l’Ucraina. Le sirene hanno infatti suonato a Kiev e in altre 17 regioni: Vinnytsia, Dnipropetrovsk, Zhytomyr, Ivano-Frankivsk, Kyiv, Kirovohrad, Mykolaiv, Odesa, Poltava, Rivne, Sumy, Ternopil, Kharkiv, Khmelnytskyi, Cherkasy, Chernihiv e Chernivtsi.

Qualche ora dopo è scattata una seconda ondata di attacchi che ha interessato anche le regioni di Volyn, Zakarpattia e Lviv, di fatto coprendo l’intero territorio dell’Ucraina. Particolarmente critica la situazione a Odessa dove, come dichiarato dal governatore Oleg Kiper, i droni russi hanno danneggiato “le infrastrutture portuali e un’imbarcazione civile”.

Ma non è tutto. Oltre a missili e droni, le truppe di Mosca hanno ripreso la loro avanzata conquistando il villaggio di Andreevka, nella regione ucraina di Dnipropetrovsk. Che questa serie di operazioni militari sia stata una rappresaglia lo conferma, senza troppi giri di parole, il ministero della Difesa russo, secondo cui le forze armate hanno “lanciato un massiccio attacco con armi di precisione a lungo raggio, terrestri e aeree, tra cui missili ipersonici aerobalistici Kinzhal”, colpendo “le imprese del complesso militare-industriale ucraino e gli impianti energetici che supportano le loro attività, in risposta agli attacchi terroristici dell’Ucraina contro obiettivi civili in Russia”.

La risposta di Kiev

Dopo l’attacco contro l’Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky ha illustrato i numeri di questo massiccio raid “lanciato soprattutto contro la nostra energia, le infrastrutture civili, praticamente contro tutta l’infrastruttura della vita”. Secondo il leader di Kiev “sono stati lanciati più di 650 droni e oltre trenta missili” che, purtroppo, “hanno causato delle vittime”, tra cui “una donna uccisa da un drone nella regione di Kiev”.

Sempre secondo Zelensky, “l’attacco russo dimostra molto chiaramente le priorità russe: un bombardamento massiccio appena prima di Natale, quando le persone vogliono semplicemente stare con i loro cari, a casa, in sicurezza. Un attacco praticamente in pieno svolgimento dei negoziati che si stanno conducendo per porre fine a questa guerra”, che dimostra come “Putin non vuole smettere di uccidere”.

A suo avviso, se il Cremlino continua con simili attacchi è colpa anche e soprattutto dell’Occidente, “che non sta facendo abbastanza pressione sulla Russia”. Per questo, oltre a chiedere “una condanna pubblica per i raid” russi, il presidente ucraino ha ribadito la necessità di “spingere la Russia verso la pace e la sicurezza garantita”, anche potenziando “la difesa aerea e finanziando l’acquisto di altre armi”, nonché garantendo “la fornitura di attrezzature energetiche” per sopperire ai danni causati dai bombardamenti.

Ma l’esercito di Kiev, anche di fronte a questa nuova ondata di attacchi, non è rimasto a guardare e ha lanciato un raid chirurgico, sfruttando uno sciame di droni, contro l’impianto petrolchimico della Lukoil di Stavrolen, nella città di Budyonnovsk, nella regione di Stavropol, che sarebbe stato “seriamente danneggiato”.

Trump ci crede ma la pace resta un miraggio

Tra attentati, vendette e contrattacchi, la pace sembra ancora molto lontana. Eppure il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è tornato a dirsi “ottimista”, sostenendo che le trattative tra Russia e Ucraina “proseguono”, malgrado “tra i due Paesi ci sia odio”. Per il tycoon è evidente che “tutti sono stanchi di quella guerra” e cercano, pur tra mille veti incrociati, di trovare un accordo soddisfacente.

Parole che, però, sembrano lontane anni luce sia dalla situazione sul campo di battaglia, dove si continua a combattere con ferocia, sia dalle dichiarazioni dei leader, Zelensky e Putin, che non fanno altro che avanzare pretese irrealizzabili e puntare i piedi davanti a ogni forma di mediazione. Un comportamento che, purtroppo, non fa che prolungare la guerra sine die.