Quando la commissione giuridica (Juri) del Parlamento Ue il 3 dicembre scorso dette via libera alla richiesta avanzata a marzo scorso dalla procura del Belgio di revocarle l’immunità parlamentare, per l’inchiesta Qatargate, l’eurodeputata dem, Alessandra Moretti, disse: “È un voto politico”. Ieri, quando anche la plenaria dell’Eurocamera ha confermato la revoca dell’immunità con 497 voti favorevoli, 139 contrari e 15 astenuti, il ritornello non è cambiato. “Sono amareggiata, perché gli elementi su cui era basata la richiesta erano stati da me già smentiti su base documentale e continuo a sostenere che il voto non abbia guardato tanto agli effettivi contenuti della richiesta, ma sia stato condizionato da strategie e convenienze politico-elettorali”, ha dichiarato l’esponente Pd in una nota.
Moretti: “L’immunità non è un privilegio”
“Non sono preoccupata dell’impatto che questo voto avrà su di me, e aggiungo che a questo punto spero di essere ascoltata in procura il prima possibile per potermi difendere dalle accuse, ma piuttosto della ricaduta di questo voto sulla dignità e sull’indipendenza del Parlamento”, ha aggiunto, “L’immunità non rappresenta un privilegio personale, ma la necessità di tutelare il parlamentare nel libero esercizio della sue essenziali funzioni. Ringrazio il mio gruppo e i tanti colleghi di ogni partito per il sostegno che sto ricevendo, continuerò a fare il mio lavoro a testa alta”.
Salva invece Gualmini
Sempre ieri l’aula ha invece graziato l’altra eurodeputata Pd, Elisabetta Gualmini, confermando la votazione della Juri, che chiedeva il mantenimento dell’immunità, con 382 voti a favore, 254 contrari e 19 astenuti.
The Left e M5s a favore della sospensione
A favore della sospensione dell’immunità per entrambe ha votato la destra, ma anche il gruppo The Left, Movimento Cinque Stelle compreso. “Se i deputati al Parlamento europeo non sono colpevoli, allora lasciamo che la giustizia faccia il suo lavoro”, ha commentato la co-presidente del gruppo, Manon Aubry. “Non credo che si possa paragonare il sistema giudiziario belga a quello ungherese, per esempio”, ha spiegato.
Poi Aubry ha puntato il dito sull’inerzia delle strutture comunitarie nella lotta alla corruzione: “Per quanto riguarda il Qatargate, voglio ricordare che sono state promesse numerose riforme, e quelle promesse sono scomparse. Per quanto io apprezzi i procedimenti legali e la loro necessità, ciò che desidero ancora di più sono le riforme politiche. E quello che vedo è che gli eurodeputati cercano di proteggersi a vicenda, ma non sono disposti a fare le riforme necessarie, a partire da un organismo etico indipendente che chiediamo da anni, e da un vero e proprio divieto di viaggi pagati da qualsiasi tipo di entità, che il nostro gruppo ha di norma”, ha concluso.
E i dem fanno muro
Compatti invece i dem a difesa dell’eurodeputata. “Sono certo che Moretti dimostrerà la sua correttezza e trasparenza rispetto ai fatti contestati. Continuo a pensare che già ora, dopo i chiarimenti prodotti, c’erano tutte le condizioni per tutelare di più le prerogative dei parlamentari ma ora nella fase che si apre ci sarà l’opportunità per verificare la sua estraneità. Intanto ora il suo impegno continuerà nel lavoro parlamentare”, ha dichiarato il capodelegazione Pd, Nicola Zingaretti.
Le accuse
La relazione che ne chiedeva la sospensione dell’immunità, a firma del sovranista Marcin Sypnwieski dell’Esn, spiegava che contro Moretti “sarebbero stati raccolti diversi tipi di prove concernenti una serie di vantaggi specifici che Alessandra Moretti ha cercato e/o ottenuto”.
In cambio, avrebbe “partecipato a eventi o incontri in cui avrebbe parlato a favore del Qatar dopo aver presumibilmente non solo ricevuto passivamente istruzioni, ma anche attivamente chiesto consigli su quali azioni intraprendere e cosa dire nei suoi interventi”.
L’inchiesta Qatargate su un binario morto
Intanto l’inchiesta della procura belga, che ha visto coinvolti membri del Parlamento Europeo, funzionari e ONG, appare arenata. Esplosa a dicembre 2022 – quando finirono in manette l’ex europarlamentare Pd Pier Antonio Panzeri, il suo assistente Francesco Giorgi e la compagna di quest’ultimo Eva Kaili (fermata nonostante l’immunità parlamentare, perché colta in flagranza di reato), che poi aveva coinvolto anche gli europarlamentari socialisti Andrea Cozzolino, Marc Tarabella e Maria Arena, tutti accusati di aver ricevuto lauti finanziamenti dal Qatar per bloccare ogni iniziativa contraria al paese – è ancora ferma alle fase preliminari.
Solo Panzeri ha patteggiato una condanna a un anno, mentre non è ancora giunta alcuna richiesta di rinvio a giudizio o archiviazione per gli altri indagati, che nel corso del 2023 erano stati tutti liberati dopo diversi mesi passati in carcere o ai domiciliari.