Quando la Fornero tentò

di Francesco Bonazzi per Dagospia

Non si potevano vedere, Elsa Fornero e Antonio Mastrapasqua. Ma ora che l’inamovibile presidente dell’Inps è sotto inchiesta per i rimborsi dell’Ospedale israelitico, del quale è incredibilmente direttore generale (ma non poteva accontentarsi della solita presidenza?), il ministro del Lavoro del governo Monti avrebbe potuto essere ben più esplicita nel raccontare la sua battaglia con Mastrapasqua.
Invece, intervistata dalla Stampa di Torino, la Fornero si è limitata a ricordare che cercò di riformare la governance monocratica dell’Inps, ma che imprecisate “resistenze politiche” la bloccarono.

Nel momento delle rivincite non fa nomi, l’elegante professoressa torinese. Ma al ministero del Welfare e nei corridoi di Palazzo Chigi sanno tutti che a proteggere Mastrapasqua sono sempre stati Gianni Letta e Antonio Catricalà, oltre alla Cisl di Raffaele Bonanni.

Pochi invece sanno come ha fatto veramente a salvare la poltrona tre anni fa.
Il 20 novembre del 2011 s’insedia il governo del Rigor Montis e la Fornero si mette subito al lavoro per una nuova riforma delle pensioni. Come in ogni riforma, tra il regime vecchio e il regime nuovo c’è un “cuscinetto” di persone e qui per il ministro le fonti dei numeri sono due: la Ragioneria generale per la copertura delle integrazioni e la compatibilità finanziaria; l’Inps per la quantificazione delle platee.

Inizia subito un balletto di numeri, con stime che variano da 30 a 50 mila persone “prese in mezzo” dalla riforma. Può sembrare di scarso significato, ma sono oscillazioni pazzesche e che insospettiscono la professoressa. Inizia un incredibile balletto di cifre riservate nelle stanze del ministero, dove nel frattempo si è praticamente installato anche Mastrapasqua.
Il presidente dell’Inps in persona a spendersi sui numeri e a farli tornare? Certo, anche perché casualmente aveva la poltrona in scadenza. La Fornero, tuttavia, non riusciva a legare con il curialissimo Mastrapasqua che però, con la sponda decisiva di Palazzo Chigi, riesce a farsi prolungare per legge la presidenza dell’Inps con la scusa che gli tocca seguire personalmente l’integrazione con l’Inpdap.

Portata a casa la riforma (e la poltrona) sotto Natale, al ministero Mastrapasqua non l’hanno più visto. E la Fornero non fece a tempo a rendersi conto di quella improvvisa lontananza che l’11 gennaio 2012 l’Ansa recapitò un mezzo pacco-bomba: un documento interno dell’Inps che parlava di 390 mila esodati.
Il numero, in realtà, si riferiva alla platea teorica di tutti coloro che erano anagraficamente coinvolti nel passaggio tra le due riforme e nei mesi a seguire sarebbe poi calato sensibilmente, pur tra mille, giustificatissime polemiche.

Per la Fornero, però, è stata una mazzata mediatica e politica dalla quale non si è più ripresa. E la beffa è che le arrivò da quello stesso Inps che avrebbe dovuto aiutarla. Ma i numeri, come si vede anche dall’inchiesta sull’Israelitico, forse non sono esattamente la specialità di Mastrapasqua.