Quel malessere dei rampolli di casa Agnelli. Tra pressioni, vizi e debolezze non c’è solo Lapo. Il precedente di Edoardo

Tra pressioni, vizi e debolezze non c'è solo Lapo. Il precedente di Edoardo

Un buco nero nel quale si mischiano vizi, dipendenze, fragilità e pressioni. Miscela terribile, che ha avuto un precedente “illustre” in casa Agnelli. In effetti quello che è successo ieri a Lapo Elkann evoca la figura tragica del rampollo che non riesce a sfuggire a una maledizione che ha già colto qualche suo parente-predecessore. Il pensiero, da questo punto di vista, non può non andare ad Edoardo Agnelli, che se fosse in vita sarebbe lo zio di Lapo e del fratello John Elkann. Edoardo era uno dei due figli di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo. E la sua vita, dopo tutta una serie di eccessi e debolezze, si interruppe tragicamente nel 2000. Un volo di 80 metri da un viadotto sulla Torino-Savona, che consegnò come versione ufficiale quella di un suicidio. “Verità” che però è stata messa in dubbio da una serie di libri d’inchiesta.

Il dramma – Anche Edoardo, come Lapo in questi anni, è spesso e volentieri caduto nel baratro della droga. Prima l’arresto e l’assoluzione in Kenya nel 1990, poi l’accusa e il proscioglimento per spaccio in un’inchiesta sulla Roma bene. Insomma, un percorso tortuoso, fatto anche di ricerche spirituali che lo avevano portato lontano dal capitalismo rappresentato dalla Fiat e dal suo padre padrone Gianni Agnelli. Prima i viaggi in India, poi l’avvicinamento all’Islam sciita avevano condotto Edoardo lontano dal quel “gruppo” industriale a cui la storia d’Italia, almeno fino a un certo punto, è stato molto legato. La storia di Lapo, da una certo punto di vista, è molto simile. Amante della bella vita, delle auto di lusso e delle vacanze a 5 stelle, forse rispetto a Edoardo non ha cercato rifugio nella spiritualità (che pure più di tanto non fu in grado di alleviare i travagli interiori dello zio). Ma il punto che qui più interessa è che questa ricaduta di Lapo non può non suonare come un campanello di allarme. Va infatti ricordato che nel 2005 il nipote dell’avvocato Agnelli era stato ricoverato d’urgenza a Torino dopo un festino a base di cocaina con un transessuale. Un’avvisaglia di una debolezza che ancora oggi rischia di costare caro se lui stesso o la famiglia non saranno in grado di invertire la rotta una volta per tutte.

Le ombre – Anche perché ogni volta che succede qualcosa a Lapo si crea tutto intorno un alone di sospetti più o meno fondati o di incontrollate dietrologie. Il caso di ieri, per esempio, restituirebbe una storia di finto rapimento architettato da Lapo per ottenere i soldi con cui pagare la droga consumata a New York con un transessuale. Il tutto per 10 mila euro, una cifra che un rampollo di casa Agnelli dovrebbe poter trovare come minimo agevolmente. E così dalla storia del finto rapimento, così come nel 2005 dal quel festino a base di oppio e cocaina, ora si solleva pure una coltre fittissima di sospetti e dietrologie. Un fatto è certo, per alcuni rampolli di casa Agnelli c’è una maledizione che sembra non volersi esaurire mai. Un percorso che, seppur per motivi del tutto diversi, ha spezzato la vita di Giovannino Agnelli, figlio di Umberto e individuato da Gianni come il futuro numero uno della Fiat. Ma alla fine spazzato via a soli 33 anni dal cancro. Qui la droga non c’entra, ma è comunque la storia di un destino avverso.