Quelle spallate a Berlusconi per rimettere in bilico Letta. Ruby bis, 7 anni a Mora e Fede, 5 alla Minetti. Poi il tribunale punta il dito contro il Cav e i suoi avvocati. E le larghe intese si fanno più strette

di Angelo Perfetti

Evidentemente il monito del capo del Consiglio superiore della Magistratura, quello stesso che ha blindato il governo mettendo a tacere i falchi dei due schieramenti politicamente più influenti nella nostra nazione, per loro non conta nulla. Checché Napolitano si affanni a dire pubblicamente che “nessuno” può mettere a rischio questo governo per non gettare l’Italia in un pozzo dal quale sarebbe impossibile uscire, “qualcuno” sistematicamente mette bombe sul percorso delle larghe intese. D’accordo, la politica è questo; è anche dissenso, strategia, accelerazioni. Se a farle fosse un partito, tutto rientrerebbe nel dibattito naturale della democrazia. Ma se a innescare le fibrillazioni politiche è la magistratura, allora qualcosa non torna. A 26 giorni esatti dalla condanna di Silvio Berlusconi a sette anni per concussione e prostituzione minorile e all’interdizione dai pubblici uffici, anche le tre persone che per la Procura di Milano erano gli organizzatori delle feste di Arcore hanno ricevuto una condanna simile: Emilio Fede e Lele Mora sono stati condannati a 7 anni di reclusione, Nicole Minetti a 5 per favoreggiamento della prostituzione. Il tribunale di Milano ha inoltre disposto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per Fede e Mora, e l’interdizione per 5 anni per la Minetti. Si chiude dunque con una sentenza di condanna il processo ‘Ruby bis’ ma, e qui il dato politico, il Tribunale di Milano ha trasmesso gli atti del processo alla Procura perché valuti la posizione dell’ex premier e dei suoi avvocati Longo e Ghedini, con l’ipotesi che abbiano ‘addomesticato’ le testimonianze di Ruby e di altri ospiti ad Arcore. Tecnicamente una scelta di diritto, ma politicamente un siluro nucleare alle larghe intese. Per i legali di Berlusconi è una richiesta “surreale”. In un momento, poi, in cui è ancora pendente il giudizio per il caso Mondadori. Il Cav fino a oggi ha tenuto separate le questioni giudiziarie da quelle di governo, ma non sarà così ancora per molto. Le spallate al leader del centrodestra faranno cadere prima Letta, con buona pace di Napolitano. E questo i giudici lo sanno.