Quote latte, miliardi di multe dall’Ue

di Clemente Pistilli

Lo Stato sbaglia e l’Europa ci multa. I furbi non pagano e gli onesti ci rimettono. E quando si tratta di mettere mano al portafogli a sgonfiarsi è sempre quello di tutti i contribuenti, che con stalle, latte e quote non c’entrano nulla, ma devono comunque coprire i danni fatti da altri. Una relazione pesantissima quella trasmessa dalla Corte dei Conti alle Camere e a numerosi Ministeri e organizzazioni di categoria. Miliardi bruciati e incapacità assoluta di recuperare anche le briciole. Con un ultimatum: bisogna correre ai ripari e farlo in fretta. In sei mesi.

Puniti da Bruxelles
Quando sono state assegnate ai diversi Paesi europei le quote massime di produzione del latte, l’Italia ha ottenuto quote che coprono appena il 57% del fabbisogno interno di oro bianco, finendo così a dover importare l’alimento dall’estero. Un’assurdità. Ma questo è accaduto. Poi le cose sono andate anche peggio, visto che diversi allevatori non hanno rispettato le quote assegnate, hanno prodotto e commercializzato più latte e da Bruxelles sono arrivate le maxi-multe. Una stangata micidiale, evidenziata nella relazione appena compiuta dalla sezione di controllo sulle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti: “La conseguenza finanziaria della cattiva gestione trentennale delle quote latte si è tradotta in un esborso complessivo nei confronti dell’Unione europea, ad oggi di oltre 4,4 miliardi di euro”. A peggiorare infine le cose è subentrata l’incapacità dello Stato di recuperare il denaro delle multe dagli allevatori responsabili delle violazioni, arrivando addirittura a concedere un’ulteriore proroga nella rateizzazione dei rimborsi, ritenuta dalla Commissione europea aiuto di Stato e finita a togliere fondi alla ricerca, alla cultura e persino all’assistenza per i malati di cancro.

Governo inerte
La Corte dei Conti ha messo lo scorso anno il dito nella piaga, invitando Palazzo Chigi, i Ministeri delle politiche agricole e dell’economia, l’Agea ed Equitalia a correggere rotta. Risultato? Nessuno. Sentite anche le organizzazioni di categoria degli agricoltori, i magistrati contabili hanno così redatto una nuova relazione, inviandola alle Camere e agli enti interessati, chiedendo di trovare soluzione e di comunicarle alla stessa Corte dei Conti nel corso dei prossimi sei mesi. Al momento, tra l’altro, è emerso che per l’Agea dai produttori è possibile recuperare solo 2,2 miliardi, ma che il “recupero effettivo è trascurabile”. L’Europa per tale problema ha messo l’Italia in mora nel giugno scorso. Nonostante ciò, come scrivono i giudici, lo “stato dei recuperi è sostanzialmente fermo”.

Colpiti sempre i soliti
Una situazione che sta diventando un regalo a chi ha trasgredito le regole, un danno alle aziende sane e a tutto il Paese, visto che saranno tutti i cittadini a dover poi coprire con le tasse pagate le maxi-multe pagate all’Ue. “L’inerzia amministrativa – ha specificato la Corte dei Conti – accompagna e fornisce linfa alle aspettative dei produttori inadempienti. Tutto ciò determina una grave alterazione del mercato”. E più si va avanti e più diventerà difficile recuperare qualcosa. Ad aggravare ulteriormente la situazione un sistema di norme che non funziona: “La legislazione italiana sulle quote latte, oltre che spesso apertamente incompatibile con la normativa dell’Unione, è risultata complessa, frammentaria e contraddittoria. Tali incongruenze hanno condotto spesso all’elusione dei vincoli imposti dall’Europa, innescando conflitti e incertezze interpretative, che hanno prodotto lo stallo attuale”. Riuscirà lo Stato a risolvere in sei mesi quello che non è riuscito a risolvere negli anni? Difficile. Ma tanto è il tempo concesso dalla Corte dei Conti e occorrerà vedere quali mosse verranno compiute. Al momento quello che emerge sulla gestione delle quote latte è un disastro.