Racket dei funerali a Roma. Il caro estinto non muore mai. Mazzette per gestire le camere mortuarie. C’è anche la super reclamizzata Taffo

Inchiesta sul racket dei funerali a Roma

Appalti pilotati nelle camere mortuarie di numerosi ospedali romani in cambio di mazzette e della promessa di voti alle elezioni. È l’inchiesta sul cosiddetto Caro Estinto per la quale, ieri, il gup Francesco Patrone ha rinviato a giudizio diciotto persone, ne ha condannata una in abbreviato a 6 mesi di carcere e, in ultimo, ha disposto il proscioglimento di altre ventitré posizioni. Con accuse che, a seconda delle posizioni, vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione, dovranno sostenere un processo penale il cui inizio è previsto per il 12 febbraio prossimo, titolari di agenzie funebri, ex dirigenti Asl e politici.

Tra i nomi principali dell’inchiesta spiccano quelli di Luciano Giustino Taffo, patron dell’agenzia funebre nota per le campagne pubblicitarie graffianti e ironiche, oltre ai due figli Daniele e Alessandro. Nell’elenco dei politici coinvolti quello dell’ex parlamentare Domenico Gramazio e del figlio Luca, quest’ultimo all’epoca dei fatti in forza al Pdl e oggi caduto in disgrazia a seguito della condanna in appello a 8 anni e 8 mesi di carcere nel processo a Mafia Capitale. E proprio i Taffo sono accusati di aver foraggiato la campagna elettorale alla Regione, risalente al 2013, a suon di cene e raccolta voti, in favore di Luca Gramazio.

Quest’ultimo, a sua volta, si impegnava a far ottenere ai titolari della ditta, un contratto con l’Istituto neurotraumatologico italiano (Ini) per le sedi di Grottaferrata e Canistro. Destino del tutto diverso, invece, quello toccato all’ex consigliere regionale del Gruppo Misto, Antonio Paris, per il quale il gup di Roma ha disposto l’assoluzione. L’inchiesta, portata avanti dal pubblico ministero Erminio Amelio e dal collega Corrado Fasanelli, è stata lunga e complicata. A dare impulso alle indagini era stato un esposto, depositato il 21 marzo 2012, in cui venivano ipotizzate condotte illecite nell’aggiudicazione di un appalto per la gestione della camera mortuaria del San Camillo-Forlanini. Un punto di partenza che portava ben presto gli inquirenti a scoprire un vero e proprio racket dei funerali che non si limitava esclusivamente a quel nosocomio, piuttosto sembrava far parte di un sistema diffuso. Così, tra i tanti, finivano nell’inchiesta, seppur in qualità di parti lese, anche l’ospedale Sandro Pertini, il Sant’Eugenio e il CTO.

L’INDAGINE – Scandagliando appalti, ospedali e agenzie funebri, i magistrati di piazzale Clodio scoprivano un vero e proprio business fuori controllo dove le vittime erano tanto i parenti dei defunti quanto le agenzie funebri che non avevano aderito al sistema illecito. Infatti da un lato c’erano i familiari che, straziati dal dolore, si affidavano a personale compiacente che li abbordava direttamente negli ospedali per indirizzarli verso le aziende finite nel mirino dei pm. Dall’altro c’erano tutte le altre agenzie che, lavorando nel rispetto della legge, di fatto rimanevano in attesa di chiamate per effettuare il proprio servizio che, però, non arrivavano quasi mai.