L’ultimo caso, a Telemeloni, è l’assunzione a Rai Pubblicità di tale Alessandro Valadé. Sconosciuto ai più, ma che nel cv tra le altre skill, può vantare di essere quasi genero del presidente facente funzioni del Cda Rai, il leghista Antonio Marano. E alla sorte (lavorativa) del Valadè il consigliere Rai si sarebbe non poco “interessato”, tacendo però in azienda sulla quasi parentela.
A darne notizia, ieri, Repubblica. E proprio contro il giornale ieri Marano si è scagliato. Durante la riunione del Cda, il presidente ad interim ha comunicato che “quanto riportato dall’articolo in oggetto, è da ritenere non attendibile nella ricostruzione e quantomeno diffamatorio nella titolistica del pezzo giornalistico. Per questo sono a richiedere un audit extra piano volto a verificare e asseverare il rispetto delle procedure aziendali e la correttezza delle relative condotte”.
La procedura interna
Insomma, il presidente non ha negato la quasi parentela, né il fatto al centro dell’articolo, limitandosi a definirlo inattendibile e diffamatorio nel titolo. Quanto all’annuncio di Marano, in base alle normative, la Responsabile Anticorruzione della Rai, attualmente l’Avvocato Stefania Pennarola, ovvero quella che dovrà svolgere l’audit richiesto da Marano, riporta direttamente agli organi apicali dell’azienda, cioè al Cda (presieduto da Marano), all’AD e al DG.
Non solo, secondo il Codice Etico della Rai, “in caso di segnalazioni riguardanti presunte violazioni dell’Ad e/o dei componenti dell’organo di amministrazione e/o degli organi di controllo/vigilanza Rai, la Commissione trasmette senza indugio la segnalazione ai Presidenti del Cda (cioè Marano stesso, ndr), del Collegio sindacale e dell’organismo di vigilanza, per le conseguenti determinazioni”. Insomma Marano ha chiesto di fare chiarezza sulla vicenda Marano alla funzionaria anticorruzione che riporta direttamente a Marano…
M5s annunciano un’interrogazione sulla “parentopoli”
“Presenteremo una interrogazione in Vigilanza Rai sulla vergognosa parentopoli, un’assunzione in Rai Pubblicità che puzza di favoritismo lontano un miglio”, attaccano gli esponenti M5S in commissione di Vigilanza. “Con questa gestione abbiamo visto la Rai degradata a ufficio di collocamento per amici del governo, adesso sono saliti di livello e sono passati direttamente ai parenti di chi siede nel Cda”, aggiungono i pentastellati, “Tutto questo mentre la manovra prevede nuovi tagli al servizio pubblico e mentre la maggioranza continua a tenere bloccata in modo indegno la Vigilanza Rai. È arrivato il momento di dire basta: se tutto fosse confermato è chiaro che Marano non può continuare a sedere nel Cda e svolgere le funzioni di presidente”.
Ruotolo: “È proprio il caso di dire ‘tengo famiglia’…”
“È proprio il caso di dire ‘tengo famiglia’. Non solo la famiglia politica, ma la famiglia-famiglia”, afferma invece Sandro Ruotolo. Il responsabile informazione Pd aggiunge che “dopo l’occupazione sistematica degli snodi centrali del servizio pubblico da parte soprattutto del partito di Giorgia Meloni, si arriva ora a coinvolgere anche i legami familiari. Un fatto che pone un grave problema di opportunità, trasparenza e credibilità dell’azienda”.
“E tutto questo accade mentre la Commissione europea, con una lettera, ha avvisato l’Italia che rischia la procedura di infrazione se non procede in tempi rapidi alla riforma della governance aziendale rendendo la Rai indipendente e autonoma dalla politica. La Rai è un bene pubblico – conclude Ruotolo – e non può essere gestita come una proprietà privata o familiare”.