Raimo: “Criticare un’autorità è un diritto costituzionale, negarlo è illiberale”

“Criticare un’autorità è un diritto costituzionale, negarlo è illiberale”: parla il docente-scrittore e candidato Ue di Avs, Christian Raimo.

Raimo: “Criticare un’autorità è un diritto costituzionale, negarlo è illiberale”

Il prossimo 21 maggio Christian Raimo, docente, scrittore e candidato alle prossime elezioni europee per Alleanza Verdi Sinistra, dovrà presentarsi negli uffici dell’Ufficio Scolastico Regionale per rispondere di una presunta violazione del codice etico. Sotto accusa è finito un post in cui Raimo – dopo un suo intervento televisivo in cui disse “picchiare i neonazisti penso sia giusto: vanno contrastati in qualunque modo” – lamentava la mancata difesa del ministro Valditara. E poi l’aspirante parlamentare Ue aveva aggiunto: “Insegno ai miei studenti che la democrazia è arrivata da un’opposizione seria al nazismo”. Secondo Raimo “un ministro dovrebbe difendere tout-court un docente minacciato da gruppi neonazisti invece di avviare un approfondimento interno, e invece finisce proprio per accodarsi agli striscioni intimidatori”.

Raimo, come accoglie l’istruzione di un provvedimento disciplinare nei suoi confronti?
“Lo accolgo non come questione personale ma collettiva, politica nel senso alto. Si tratta di un attacco al lavoro democratico. Non è mirato a Raimo ma è mirato alla libertà e professionalità di docente. Viene contestata la libera espressione del mio pensiero in un contesto extrascolastico e qui siamo alla negazione del nucleo fondante del pensiero liberale. Kant dice “io se c’è una legge che mi obbliga faccio il soldato e poi scrivo sulle riviste che sono contro la leva”. Quindi io posso benissimo rispondere ai miei doveri professionali ma posso criticare l’operato di un ministero. Non esiste un codice etico che sia contro questi principi basilari della Costituzione che sono perfino nello Statuto Albertino, tranne negli anni del fascismo. Che ci sia una censura della libertà di espressione è illiberale. Non stiamo parlando nemmeno di fascismo, qui parliamo essenzialmente di un contesto liberale democratico. Parliamo di quello che il liberalismo migliore ha fatto nel ‘700. Per me è un provvedimento assurdo, autocontraddittorio, ridicolo e assolutamente sintomatico di un orizzonte autoritario di questo governo”.

Secondo lei c’è contezza di un disegno di repressione?
“C’è una contezza su una questione specifica: l’attacco al lavoro democratico e al sindacato. Per me è stata molto interessante agli stati generali della cultura della destra vedere citato il sindacato giallo, corporativo e padronale degli anni ‘70. Questo post fascismo al governo non è una riedizione nostalgica della chincaglieria di braccia tese e saluti romani ma è molto più vicino al progetto politico assolutamente minoritario, scadente e molto violento che portò i neofascisti negli anni ’70 a capire che si doveva attaccare sindacati e il lavoro democratico. È quello che si vede in Rai, non tanto nella censura a Scurati ma nel nuovo sindacato giallo Unirai, quello che si vede negli attacchi alla sede della Cgil, quello che si vede continuamente negli attacchi alle organizzazioni del lavoro. Anche l’attacco al professor Canfora e alla professoressa Di Cesare, è un attacco non solo alla libertà di espressione ma al lavoro democratico. Non si tratta di intellettuali e antifascisti ma lavoratori antifascisti che si riconoscono nella dignità professionale e nelle organizzazioni che difendono i diritti dei lavoratori”.

Lei è un docente, ma è anche in campagna elettorale…
“Anche un docente non in campagna elettorale. Io ho espresso opinioni. I più importanti intellettuali del nostro Paese da Salvemini, Gramsci, Calamandrei, Lussu, Bobbio, De Mauro, Mirella Antonione Casale, Emma Castelnuovo hanno fatto attivismo e espresso battaglie politiche importanti contro i poteri della scuola soprattutto quando erano autoritari. Cinque anni fa la professoressa Rosa Maria Dell’Aria è stata sottoposta a provvedimento disciplinare, poi venne risarcita dei soldi che aveva avuto tolti. Quella è una storia che fece scalpore. Meno lo fece che a difendere la dignità del ministero fu la docente e non il ministro Bussetti. C’è chi crede come nel 1967, come don Milani che la scuola sia di tutti o chi come Galli Della Loggia, intellettuale di riferimento del ministro, parla di normali e anormali e nel 2024 non sa nulla di inclusione e di scuola democratica. Il problema di questa classe dirigente non è che è fascista, ma che è incompetente”.

Perché ha deciso di compiere questo passo con la sua candidatura?
“Sono felicissimo di fare il lavoro che faccio, di fare il docente e di occuparmi di studio, scuola e educazione. Ho pubblicato un libro sulle disuguaglianze della scuola italiana, per Altreconomia un libro sulla scuola nella Resistenza, a settembre uscirà un libro per Laterza. Questa è la battaglia della mia vita: scuola democratica e lavoro democratico. Mi sono reso conto che di fronte agli attacchi sconsiderati a tutto questo un lavoro solo intellettuale in questo momento non basta e quindi ho deciso che questi 40, 50 giorni ci avrei messo il mio corpo per la mia candidatura e per la altre persone nella mia lista, soprattutto dopo che Avs ha candidato Ilaria Salis. Anche lei avrebbe continuato volentieri a fare la docente e l’attivista ma l’unico modo per poter continuare a fare il proprio lavoro in maniera libera e efficace è provare a lottare anche per gli altri. Non ho nessuna ambizione personale. Se vengo eletto le mie battaglie saranno ancora più efficaci altrimenti le continuo a fare come ho sempre fatto. La politica non è la mia vita, ho scritto un libro che racconta come molti partigiani dopo la sconfitta del fascismo hanno deciso di mettere il proprio impegno in classe: Mario Lodi, Aldo Pettini, Emma Castelnuovo”.