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Rappresaglia su Report deportato alla domenica

Report sarà spostato dal lunedì sera alla domenica sera per coprire il "buco" lasciato libero da "Che tempo che fa" di Fazio.

Pubblicato il 28 Giugno 202323 Giugno 2023 - Aggiornato il 28 Giugno 2023 alle 12:06 di Francesco Carta
Rappresaglia su Report deportato alla domenica

Oramai manca solo l’ufficialità a confermare quello che di fatto già tutti sanno. Lo storico programma d’inchiesta di Rai3, “Report”, sarà spostato dal lunedì sera alla domenica sera per coprire il “buco” lasciato libero da “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Secondo quanto risulta al nostro giornale, ci sarà una iniziale alternanza con “Il Provinciale” di Federico Quaranta. Dopodiché a ottobre riprenderanno le inchieste della squadra di Sigfrido Ranucci.

Report sarà spostato dal lunedì sera alla domenica sera per coprire il “buco” lasciato libero da “Che tempo che fa” di Fazio

Una scelta che è piuttosto strana. Non fosse che per un motivo principale: non si comprende la ragione di spostare un programma che registra ogni volta che va in onda ottimi ascolti, snaturandolo dalla sua storica collocazione per metterlo nel prime time di un altro giorno, con un pubblico abituato evidentemente ad un altro tipo di trasmissione.

L’Ad della Rai aveva assicurato decisioni condivise. Ma Sergio non ha interpellato nessuno

La questione è formale e sostanziale al tempo stesso. In audizione in commissione Vigilanza, l’amministratore delegato Roberto Sergio aveva detto che l’eventuale cambio di collocazione sarebbe stato discusso con i conduttori coinvolti. Ergo: con Ranucci. Ma da quanto apprende La Notizia da fonti del settimo piano di Viale Mazzini colloquiando direttamente col nostro giornale, tale confronto semplicemente non è mai avvenuto.

Un dubbio che trova conferma anche nella nota inviata alle agenzie dai membri M5S della Commissione Vigilanza: “Non vorremmo dover prendere atto di decisioni già prese e procedere in via formale con un atto apposito”. A Ranucci è arrivata semplicemente la comunicazione di avvenuto spostamento. Una scorrettezza che evidentemente travalica l’aspetto meramente formale. Anche perché parliamo di una trasmissione che negli anni ha dimostrato di non fare sconti a nessuno.

Lunedì scorso il programma di Rai3 ha ricostruito gli affari di Santanchè. Che ha annunciato querela

Prova ne è stata l’ultima trasmissione durante la quale è andata in onda una poderosa inchiesta sugli affari della ministra per il Turismo Daniela Santanchè. La quale non a caso ha già dichiarato che le notizie risultano “prive di corrispondenza con la verità storica. Sono state rappresentate in forma del tutto suggestiva ed unilaterale per fornire una ricostruzione dei fatti che risulta radicalmente non corrispondente al vero, ispirata esclusivamente dalla finalità di screditare l’immagine e la reputazione della sottoscritta presso l’opinione pubblica”. Per tale ragione la ministra e fedelissima di Giorgia Meloni ha “dato mandato ai legali di fiducia per le necessarie iniziative nelle opportune sedi giudiziarie”.

Il punto è che, al di là della querelle politica, la scelta è errata propriamente da un punto di vista economico e commerciale. Considerando i notevoli successi in termini di ascolto del contenitore di Rai 3 celebre per le inchieste scottanti, che ha raggiunto una media di share molto alta fra il 7% e l’8% con punte del 10%, con lo spostamento alla domenica il trend positivo verrebbe messo a rischio. Per gli analisti di OmnicomMediaGroup, i pubblici di Fabio Fazio e di Sigfrido Ranucci non sono sovrapponibili.

Decisamente più nordista il target di “Che tempo che fa” mentre “Report” ha una distribuzione più omogenea nel Paese; decisamente più femminile il profilo di Fazio, che tra le donne arriva al 13.5% di share mentre Ranucci si ferma al 7.7%. Fazio può contare su un pubblico più anziano con una media del 13.3% fra i 55/64 anni mentre Ranucci sfiora l’11%. È a livello territoriale che lo iato è maggiore, come detto. Creando uno squilibrio che porta i pubblicitari a ritenere “rischioso il trasloco soprattutto per il diverso gradimento dei programmi nella distribuzione territoriale”. Un problema che evidentemente non ha toccato – o non interessa? – il Cda e lo stesso amministratore delegato.

di Francesco Carta

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