Ravetto avvisa i ministri ex Pdl. Ora vediamo che fate sulle tasse

di Vittorio Pezzuto

Laura Ravetto non ne può più dei volatili e delle categorie immaginifiche che hanno popolato in queste settimane le cronache del Pdl: «Ho detestato le discussioni tra falchi, colombe, aquile, fagiani e piccioni. E mi arrabbio pensando che così litigando si è soltanto indebolita, e di parecchio, l’agenda di tutto il centrodestra». Sarà per questo che la deputata berlusconiana preferisce indugiare sugli aspetti positivi di un week-end che doveva celebrare la festa per la resurrezione di Forza Italia e che invece ha dovuto arrendersi a una storica rottura interna. «La sala era a tappo – sottolinea – e vi si respirava un clima di assoluta determinazione. D’altronde gli assenti al Consiglio nazionale erano poco più di un centinaio, così smentendo i numeri fantomatici che erano stati fatti circolare alla vigilia. Poi, certo, tutti noi abbiamo provato amarezza per una scissione che abbiamo subìto e che personalmente non ho neanche compreso».
Uno strappo soft, vissuto apparentemente senza troppi rancori.
«Merito di Silvio Berlusconi, che ha pronunciato un intervento dai toni alti. E d’altronde mi risulta che gli stessi scissionisti anche in queste ore lo tengano appeso al telefono per ore e ore. Un fatto curioso, anomalo. Per questo sarebbe importante che andasse fugato ogni dubbio sul fatto che la loro decisione sia stata presa solo per una questione di poltrone».
C’è chi si è distinto per mancanza di riconoscenza nei confronti dell’uomo che ha inventato e garantito le vostre carriere politiche?
«Non voglio usare questa parola. Noto però una mancanza di determinazione in taluni che ci invitano ad archiviare al più presto una fase politica, dando per scontato che Berlusconi non possa più ricandidarsi alle elezioni. E poi, perché insistere già adesso sulla necessità di indire primarie? Non cambierebbe molto anche nella denegata ipotesi della votazione al Senato della decadenza del nostro presidente. Mi risulta infatti che il ruolo di leader di tutto il centrodestra sia essenzialmente politico. Non capisco pertanto come potrebbe essere inficiato da questioni di natura giuridica o addirittura giudiziaria».
Possiamo parlare di una scissione preventiva?
«In effetti la sua tempistica è stata davvero curiosa. Tanto la decadenza di Berlusconi quanto la legge di stabilità devono infatti essere ancora votate. E al momento Forza Italia non è un partito all’opposizione».
Eppure il premier Enrico Letta si comporta già come se la maggioranza adesso sia più coesa, meno esposta alle vostre intemperanze.
«Intemperanze? Occorre intendersi sul termine. Per noi resta fondamentale lottare per l’attuazione del programma di governo a suo tempo concordato. Nient’altro».
I ministri ex Pdl sapranno essere efficaci sentinelle antitasse?
«Dovranno esserlo. Anche se ritengo che, per come l’hanno condotta in porto, questa scissione non li abbia davvero rafforzati».
Adesso il centrodestra è frazionato in almeno 4 partiti…
«Resto una bipolarista convinta. Sono ovviamente contenta quando sento dibattere di una riforma dell’attuale legge elettorale ma non vorrei che alcuni lavorino per ricreare la Prima repubblica del cosiddetto pentapartito, quando a contendersi i voti col proporzionale puro erano liste senza l’indicazione preventiva del candidato premier di coalizione. Non vorrei insomma che si volesse resuscitare la stagione mai rimpianta dei tanti partitelli che garantivano soltanto le poltrone di chi ne faceva parte, a discapito della trasparenza delle alleanze e della stessa stabilità dei governi. Se così fosse, mi auguro che Matteo Renzi vorrà associarsi a Forza Italia per porre un argine all’obiettivo inconfessabile di un governo delle larghe intese per i prossimi cento anni».
Cosa si sente dire in questi giorni dalla base militante?
«Che la si smetta di dividerci in beghe interne per riprendere ad affrontare i temi cruciali della diminuzione del tasso di disoccupazione (che nei Paesi anglosassoni è il vero indicatore della riuscita di un governo), del taglio alla spesa pubblica e della diminuzione delle tasse. Lo scriva, per favore: da oggi la Ravetto interverrà solo nel merito delle questioni. Non ne posso più di sentir parlare solo di fazioni, correnti, falchi e colombe».