Revelli: “Siamo una democrazia malata. Che premia chi vuole demolirla”

Parla Revelli: voto deciso da un quarto degli elettori. "Pd e M5S devono dialogare o continueranno a perdere".

Revelli: “Siamo una democrazia malata. Che premia chi vuole demolirla”

Dopo un primo turno in cui sembrava essersi fermata l’ondata delle destre, con queste amministrative riprende la cavalcata di Meloni & Co. Marco Revelli, professore e politologo, cosa sta succedendo?
“È successo che un’altra fetta di elettorato ha lasciato il campo. Un’astensione tanto grande significa qualcosa ossia che chiunque vinca con numeri simili, bene che vada rappresenta un quarto dell’elettorato. Siamo una democrazia malata per due ragioni: la prima è perché premiamo i peggiori, i veri nemici della democrazia ossia queste destre post fasciste a traino meloniano; la seconda è perché è una democrazia in deficit di popolo, dal greco demos, quindi svuotata del suo principale elemento di costituzione che è la partecipazione. Evidentemente questa sinistra non è stata rianimata e continua ad avere un’offerta politica insufficiente e incapace di contrastare efficaciemente quello che propongono a destra”.

Si dice che la destra offre politiche pragmatiche al contrario della sinistra che ha una linea troppo ideologica. È così?
“Guardi, questa destra è iperideologica perché vive del feticismo dei simboli e va predicando in giro che vuole cambiare l’immaginario italiano. Ma è una destra pragmatica perché ha capito perfettamente che, essendo molto eterogenea al suo interno, se va divisa perde. E infatti non lo fa e vince. A differenza di chi dovrebbe contrastarla, mi riferisco al Centrosinistra, che non lo ha capito e che oggi si presenta più diviso che mai tanto che abbiamo tre o quattro tronconi”.

Molti commentatori sottolineano il dato della Toscana che sarebbe emblematico della crisi del Centrosinistra…
“Ci tengo a parlare della Toscana dove si è condensata una debacle del Centrosinistra nel traingolo Massa, Pisa e Siena. Un’area in cui prima il Partito Comunista ha dominato incontrastato a lungo, poi il controllo è passato al Centrosinistra ma che ora sconta il disastro del renzismo che qui è passato come un rullo compressore che ha cancellato quanto c’era prima, facendo tornare le lancette del tempo alla toscana degli agrai che era stata un serbatoio diforze per il nascente fascismo”.

Parliamo del Pd, l’effetto Schlein è già finito?
“Forse non è ancora iniziato. Lo dico perché è abbastanza evidente che un corpaccione come quello del Partito democratico non può essere cambiato in poco tempo e soltanto dal suo vertice. Un partito in cui, in questi ultimi anni, c’è stata una mutazione genetica che lo ha trasformato in una forza drammaticamente incapace di fare opposizione. Nemmeno sul tema della pace o della critica alle armi riesce a imporre una linea diversa perché la Schlein sa bene che se provasse a farlo, verrebbe folgorata perché finirebbe dentro al fuoco incrociato di sinistra, destra e centro. Una dinamica che blocca il nostro sistema politico e che alla fine fa vincere la destra visto che quello del militarismo è il loro terreno”.

Con un risultato deludente il Movimento 5 Stelle conferma la difficoltà nelle competizioni territoriali…
“Le direi che non sono pervenuti. Nemmeno in questa occasione in cui ci si poteva aspettare uno scatto per tornare allo spirito ribelle delle origini sono riusciti a fare granché. Ribellione zero. A questo punto bisogna chiedersi se gli attivisti non inizino a provare del risentimento per una forza che voleva essere un non-partito che portava in sé un certo settarismo ma che nel tempo, anche per volere degli altri partiti, si è trasformato in altro”.

L’alleanza progressista non sembra in grado di competere con la coalizione. L’esperimento è fallito o bisogna insistere?
“Quando uno è povero, se si mette anche a litigare non fa che diventare sempre più povero. Che si debba trovare in qualche modo un fronte comune, tanto più davanti a un avversario arrogante e che dimostra di non voler fare prigionieri, mi sembra evidente. Se non si ragiona in termini di come si costruisce una massa critica che possa resistere alla destra e provare a mandarla a casa, come sta accadendo da troppo tempo nel Centrosinistra, allora significa che per vent’anni il discorso è chiuso”.

Il vento di destra spira anche in Europa, con la Spagna dove si è affermata la coalizione tra popolari e Vox. Che sta succedendo?
“C’è un bruttissimo vento in Europa e il suo indicatore sono i popolari tedeschi di Weber che stanno ridisegnando le loro rotte, svoltando sempre più a destra. Per non parlare della Spagna dove il Partito popolare dovrà governare con Vox, vale a dire i franchisti, o la Francia dove Le Pen non è affatto minoritaria ma dirà la sua alle prossime elezioni. Me lo faccia dire, l’Europa è conciata male e tira un brutto vento che la guerra in Ucraina, come accade in ogni conflitto, sta continuando ad alimentare le destre. L’Europa che sta tradendo sé stessa, si sta consegnando a queste forze politiche estremiste che ora spopolano in tutto il Continente”.

 

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