Reddito di cittadinanza nel mirino. Dopo la giustizia altri danni in vista. Il leghista Garavaglia vuole smantellare la misura

Il leghista Garavaglia vuole smantellare la misura. Muro di M5S: dal ministro luoghi comuni e scempiaggini.

Reddito di cittadinanza nel mirino. Dopo la giustizia altri danni in vista. Il leghista Garavaglia vuole smantellare la misura

Sono lontani i tempi in cui i gialloverdi andavano d’amore e d’accordo. Adesso anche le misure attuate quando erano al Governo insieme finiscono sotto attacco dei leghisti. “Il Reddito di cittadinanza distorce il mercato del lavoro e frena la ripresa economica”, taglia corto il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, intervistato dal Messaggero. Annunciando l’intento della Lega di cambiare la misura “già con la prossima legge di Bilancio”. Secondo il ministro a causa del Reddito “ci sono persone che preferiscono vivere con i sussidi anziché accettare i lavori disponibili che chiunque può ottenere”. Quanto agli imprenditori turistici che lamentano di non trovare stagionali, stesso spartito: “Hanno perfettamente ragione”, perché “il reddito di cittadinanza, ma ci metto anche la Naspi, fanno una vera e propria concorrenza al reddito da lavoro”.

In pratica per il leghista “chi percepisce il reddito di cittadinanza troppo spesso preferisce rinunciare a offerte, o svolgere qualche attività in nero, piuttosto che andare a lavorare”. Non sono tardate le reazioni dei pentastellati della commissione Lavoro della Camera. “L’intervista rilasciata dal ministro leghista è un miscuglio di luoghi comuni e scempiaggini contro il Reddito di Cittadinanza. Siamo di fronte alle dichiarazioni dell’esponente di un partito che, con la reintroduzione dei voucher e la cancellazione del decreto Dignità, propone una ricetta fatta di sfruttamento e precarietà”. “Invece di citare le encicliche papali – aggiungono – Garavaglia avrebbe fatto meglio a fare riferimento ai dati sullo stato di avanzamento del piano straordinario per rafforzare i Centri per l’Impiego forniti la settimana scorsa dal Ministero del Lavoro in risposta a una nostra interrogazione. Al 31 marzo, infatti, nei CPI di 10 Regioni, di cui otto governate dal Centrodestra, non era stato assunto neanche un nuovo operatore”.

C’è da dire poi che “le misure straordinarie implementate nel 2020 (Reddito di emergenza, bonus per i lavoratori autonomi e bonus colf) hanno contribuito, insieme all’ampliamento nell’utilizzo di quelle già esistenti (RdC e Cig), a sostenere i redditi delle famiglie, pesantemente condizionati dalla crisi economica, riducendo la diseguaglianza, rispetto a uno scenario alternativo caratterizzato dall’assenza di tutte le misure citate. L’indice di Gini si riduce da 31,8 a 30,2 e il rischio di povertà dal 19,1 al 16,2%”. A dirlo è l’Istat nel report sulla distribuzione del reddito 2020. Che spiega poi come per analizzare l’impatto complessivo delle misure a sostegno dei redditi adottate nel corso del 2020 è stato costruito uno scenario alternativo caratterizzato dall’assenza della Cassa integrazione guadagni (Cig), del Reddito di cittadinanza (RdC) e delle misure straordinarie che ha evidenziato come l’impatto complessivo della Cig e del RdC ha determinato una significativa riduzione della disuguaglianza, abbassando l’indice di Gini di 1,2 punti percentuali e di quasi un punto il rischio di povertà.

Le misure straordinarie, istituite ad hoc nel corso del 2020, hanno portato a un ulteriore miglioramento sia dell’indice di Gini, che si è ridotto dello 0,4, sia del rischio di povertà, diminuito di 2,1 punti percentuali. Il bonus per i lavoratori autonomi ha avuto un impatto più rilevante sull’indice di Gini (-0,3 punti percentuali) e sul rischio di povertà (-1,9 punti percentuali) rispetto al Reddito di emergenza (-0,1 la riduzione dell’indice di Gini, -0,2 per il rischio di povertà). L’insieme delle misure ha attenuato la caduta dei redditi con un effetto positivo anche sulle disuguaglianze: l’indice di Gini si riduce a 30,2 e il rischio di povertà al 16,2%.