Addio al Reddito di cittadinanza nel caos. La bomba sociale è già scoppiata

Reddito di cittadinanza, un addio nel totale caos. La bomba sociale che le destre negavano, è già scoppiata

Addio al Reddito di cittadinanza nel caos. La bomba sociale è già scoppiata

Il giorno dell’addio al Reddito di cittadinanza. Della formalizzazione della fine della misura che ha salvato, soprattutto durante il periodo della pandemia, centinaia di migliaia di famiglie. E che ieri è stata definitivamente soppiantata, per una larga fetta dei suoi percettori, dal Supporto per la formazione e il lavoro (Sfi).

Un debutto non semplice, da una parte un po’ in sordina, con un’accoglienza tiepida in alcune zone; e dall’altra con proteste, caos e tensioni che rischiano di essere solo l’antipasto di un autunno difficile, con il concreto timore – per ora sempre negato dal governo – di tensioni sociali nei prossimi mesi. Il Supporto per la formazione e il lavoro ha debuttato ieri insieme al Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl), la piattaforma su cui è previsto l’incrocio tra domanda e offerta per la formazione e il lavoro.

Il nuovo sistema

La nuova misura prevede un sostegno alle persone in situazione di povertà che hanno perso il Reddito di cittadinanza e sono considerate occupabili: partecipando a un percorso formativo riceveranno, per un periodo massimo di 12 mesi, un contributo da 350 euro mensili.

A farne richiesta possono essere i componenti dei nuclei familiari con Isee inferiore ai 6mila euro tra i 18 e i 59 anni. La misura si rivolge a ogni singola persona del nucleo e per questo possono esserci anche più beneficiari all’interno della stessa famiglia. Per accedere al nuovo sostegno è necessario presentare domanda sulla piattaforma realizzata dall’Inps oooure attraverso l’ausilio dei patronati. Poi ci si registra alla piattaforma dove i richiedenti devono compilare il curriculum, sottoscrivere il Patto di attivazione digitale (Pd) e contattare tre agenzie per il lavoro.

A quel punto gli utenti iscritti verranno ricontattati dai centri per l’impiego per poter firmare il Patto di servizio personalizzato. Se si rifiuta un’offerta di lavoro o si abbandona il progetto di lavoro sottoscritto, l’assegno mensile decade. Per quanto riguarda, invece, le famiglie in cui non ci sono componenti considerati occupabili il Reddito di cittadinanza resta in vigore fino al 31 dicembre: dal primo gennaio 2024 verrà sostituito, per le famiglie con disabili, minori e over 60, dall’Assegno di inclusione.

Il debutto

Nella prima giornata del nuovo Supporto per la formazione e il lavoro il numero di accessi al sito dell’Inps non è stato elevatissimo, ma è partito sin dall’inizio della mattinata. In giornata sono stati 8.144, come è stato comunicato dallo stesso istituto di previdenza fornendo i dati relativi al tardo pomeriggio. Le domande acquisite e completate, con un numero di protocollo per precompilare il Patto di attivazione digitale, sono state 5.927.

Una cifra molto bassa rispetto alle circa 190mila persone che si sono viste sospendere il Reddito di cittadinanza. Non c’è fretta di attivare la procedura, considerando che non è un click day e la domanda può essere fatta in qualsiasi momento non essendoci un problema di esaurimento delle risorse. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, assicura che la piattaforma “ha già centinaia di migliaia di posti per corsi di formazione e decine di migliaia di offerte di lavoro”. A suo giudizio è possibile “gestire quanti usciranno dal Reddito di cittadinanza entro fine anno”, anche se non c’è una promessa di lavoro, ma solamente l’affidamento ai centri per l’impiego e le agenzie.

Un sistema che già in passato ha evidenziato tutte le sue lacune. E che oggi, dopo sette mesi di crescita costante, non può neanche più contare su un aumento dell’occupazione. Dati che non preoccupano il governo, secondo cui non ci saranno tensioni sociali in autunno. L’ha detto già negli scorsi giorni Calderone e lo ha ribadito nelle ultime ore il vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani: “Non c’è nessuna preoccupazione che ci possano essere tensioni sociali”.

Tensione

I fari nella giornata di ieri erano puntati soprattutto su alcuni territori del Sud Italia, dove il numero di ex percettori del Reddito di cittadinanza è più alto e dove, non a caso, si sono già tenute proteste e manifestazioni contro l’abolizione della misura. Partiamo dalla Campania, dove i primi dati dicono che la nuova misura è partita in sordina. L’Inca Cgil fa riferimento a un totale di 4mila domande nazionali, mentre in Campania nei patronati l’affluenza agli sportelli ha riguardato soprattutto persone che hanno chiesto informazioni sulla procedura e i documenti necessari. Si è partiti, quindi, a rilento.

Maggiore l’affluenza a Napoli, mentre a Salerno diversi cittadini erano andati a chiedere informazioni già negli scorsi giorni. Più bassi i numeri nelle province di Avellino, Benevento e Caserta, comunica ancora l’Inca Cgil. Molto più tesa la situazione a Palermo, dove i servizi sociali del Comuni sono stati presi d’assalto. La Cgil del capoluogo siciliano raccoglie l’sos degli assistenti sociali che parlano di sportelli da giorni sovraccarichi per le richieste degli ex beneficiari del Reddito di cittadinanza. In una sola circoscrizione, per esempio, sono arrivate almeno 600 persone in pochi giorni, con tanto di “esaurimento nervoso per gli operatori”, denuncia il sindacato.

Si parla di un vero e proprio “assedio quotidiano”, con tante persone che in alcuni casi evidenziano anche “atteggiamenti aggressivi”, determinando “stress, lacrime e crolli emotivi del personale”. Un vero e proprio caos, tra urla e lacrime da una parte e dall’altra degli sportelli. Tensione anche in Calabria: a Carolei, in provincia di Cosenza, il sindaco Francesco Iannucci è stato preso a calci e schiaffi da un ex percettore a cui è stato sospeso il Reddito di cittadinanza.

La denuncia, arrivata dal coordinatore regionale di Avviso pubblico Giuseppe Politanò, evidenzia che “da mesi sindaci e amministratori sono in prima linea accanto a cittadini e famiglie che vivono, purtroppo, situazioni di disagio sociale estremo”. Una situazione causata da un “disagio e bisogno sociale che ha generato una guerra tra poveri in cui vengono coinvolti gli amministratori ritenuti responsabili diretti di scelte che spesso sono calate dall’alto”. Neanche il tempo di iniziare, insomma, che la bomba sociale è già scoppiata.