Referendum sulla Giustizia. “Così la Lega sta giocando sporco”. Parla il promotore dei quesiti, Magi. Dopo 30 anni di fallimenti resta la guerra alla cannabis

Parla il promotore dei quesiti referendari, Riccardo Magi. Dopo 30 anni di fallimenti resta la guerra alla cannabis.

Referendum sulla Giustizia. “Così la Lega sta giocando sporco”. Parla il promotore dei quesiti, Magi. Dopo 30 anni di fallimenti resta la guerra alla cannabis

“Incommentabile”. Basterebbe quest’unica e chiara parola per definire il pensiero di Riccardo Magi, deputato e presidente di +Europa, uno tra i più fervidi sostenitori del referendum sulla cannabis legale, su quanto fatto dalla Lega negli ultimi giorni: “L’aspetto più sconcertante è che prima aveva chiesto una proroga per la consegna delle firme per il referendum, e poi ieri ha presentato un emendamento soppressivo contro quella stessa norma. È un comportamento a dir poco sorprendente e direi anche strumentale”.

Facciamo un passo indietro. Fino a poco tempo fa la Lega stava raccogliendo le firme con i Radicali per la riforma della giustizia…
Esatto. E proprio in quella circostanza aveva presentato due ordini del giorno, uno al Senato con Calderoli e uno alla Camera con Iezzi, per fare in modo che la consegna delle firme potesse essere prorogata fino a ottobre.

Poi cos’è successo?
C’è stato un decreto-legge del governo in questo senso. Ed è stato un bene perché in questo modo non si è creata disparità tra le tante campagngne referendarie in corso: tutte hanno avuto modo di raccogliere le firme ed eventualmente consegnarle. Anzi: anche la Lega ne ha usufruito dato che ha raccolto firme fino a otttobre, pure se poi non le ha consegnate.

E poi c’è stato il tanto discusso emendamento.
Che io definirei sconcertante. È stato presentato un emendamento per sopprimere quello stesso decreto voluto dal Carroccio. Ma l’aspetto più assurdo è che quest’emendamento travolge il piano del diritto e affossa la credibilità del governo dato che, voglio ricordare, la Lega fa parte di quest’esecutivo e di questa maggioranza.

Resta la domanda: perché secondo lei quest’ostinazione?
È chiaro che l’obiettivo, una volta che sulla riforma della giustizia c’è la richiesta di nove consigli regionali e dunque non occorre più raccogliere le firme, è affossare il referendum sulla cannabis legale.

Le chiedo ancora: perché?
Stando in Parlamento l’impressione che ho avuto è che probabilmente c’è stato anche un atteggiamento vendicativo: noi in pochi giorni abbiamo superato la soglia delle 500mila firme, loro no… Ma l’aspetto più grave è che non ci si è posti il minimo problema e si è preferito giocare sporco.

Cosa che sembra accadere ogni volta che c’è di mezzo il tema cannabis legale…
La verità è che questo tema viene tenuto sempre fuori dalla discussione politica. E sa perché? Perché abbiamo assistito a trent’anni di politiche fallimentari.

Si spieghi meglio.
Se fai una legge tra le più repressive d’Europa mandando piccoli spacciatori in cella e riempiendo le carceri col rischio sovraffollamento, e in tutto questo non riesci però a risolvere il problema dato che il consumo è in crescita così come i guadagni della criminalità, significa che hai sbagliato tutto. Tutti i responsabili di queste politiche dovrebbero ritirarsi.

Quali sono ora i prossimi passi?
Innanzitutto bisogna contrastare le fake news su questo referendum. Noi proprio ieri abbiamo pubblicato la risposta a dieci bufale sul tema. Dobbiamo difendere il referendum anche dalla disinformazione che viene fatta. Non a caso ho firmato l’ordine del giorno proposto dalla collega Baldino (M5S) che chiede proprio di attuare politiche per fornire i cittadini di informazioni chiare nei prossimi mesi.