Referendum, la scure grillina vale 410 milioni a legislatura. Dieta da 82 milioni l’anno sforbiciando i parlamentari da 945 a 600. Con il dimezzamento delle indennità si aggiungerebbero altri risparmi

Taglio dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200. Per un totale di 345 seggi parlamentari in meno. È l’obiettivo di uno dei disegni di legge costituzionali targati M5S definitivamente approvato (in quattro letture) da Camera e Senato e che, il 20-21 settembre prossimi, arriverà al vaglio dei cittadini con il referendum costituzionale. Una riforma che, oltre a rimettere l’Italia in linea con i numeri dei Parlamenti dei Paesi Ue (al momento siamo al terzo posto nella classifica dei più affollati d’Europa), darebbe una bella sforbiciata ai costi delle Camere. Ma di che cifre stiamo parlando?

Attualmente, stando agli ultimi bilanci disponibili, tra indennità e rimborsi vari, per le spettanze degli eletti del popolo nei due rami del Parlamento, se ne vanno ogni anno 224 milioni 651mila euro. Più nel dettaglio, per pagare gli stipendi dei soli deputati in carica, dalle casse di Montecitorio usciranno quest’anno (da bilancio di previsione 2019) 144 milioni 885mila euro, tra indennità parlamentare (78,95 milioni), indennità d’ufficio (2,2), altre indennità (115mila euro), rimborsi per le spese di soggiorno (26,5 milioni), per l’esercizio del mandato (27,9), di viaggio (8,4) e telefoniche (770mila). Quanto ai senatori (da bilancio di previsione 2018), la spesa di Palazzo Madama ammonta a 79 milioni 766mila euro, tra indennità (42 milioni), rimborsi (37,7) e ammennicoli vari.

Cifre che, riducendo gli scranni come mira a fare il ddl costituzionale, si abbatterebbero ulteriormente. In particolare, passando da 630 a 400 deputati, le relative spettanze corrisposte dalla Camera si ridurrebbero da 144,8 a 91,9 milioni, con un risparmio annuo di 52 milioni 894mila euro. E a Palazzo Madama? La voce di spesa scenderebbe dagli attuali 79,7 milioni a 50,6: un taglio di 29 milioni 120mila euro. Ricapitolando, il costo per le casse dei due rami del Parlamento si ridurrebbe, complessivamente, da 224,6 a 142,6 milioni con un risparmio che si aggirerebbe intorno agli 82 milioni di euro l’anno, 410 milioni a legislatura.

Se poi arrivasse al traguardo anche la proposta di legge M5S per il dimezzamento delle indennità parlamentari, rilanciata di recente da Luigi Di Maio, si aggiungerebbero altri risparmi per 25,8 milioni alla Camera e 13,3 al Senato. Che porterebbero la sforbiciata complessiva a circa 121 milioni di euro l’anno.