Altro schiaffo alla Lega. La Cassazione ha dato disco verde al referendum per l’abrogazione dell’autonomia differenziata.
Per l’Ufficio centrale della Suprema Corte è legittima la richiesta di abrogazione totale. L’ordinanza della Cassazione arriva dopo il pronunciamento della Consulta che aveva, tra l’altro, considerato “illegittime” specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo.
La parola definitiva torna ora alla Corte Costituzionale sul fronte dell’ammissibilità. La decisione della Suprema Corte è illustrata in una ordinanza di circa trenta pagine.
Gli ermellini non hanno dato invece il via libera al quesito presentato dai consigli regionali che puntavano all’abrogazione parziale.
Nella sentenza del 3 dicembre scorso la Consulta, chiamata ad esprimersi sulle questioni di costituzionalità e accogliendo parzialmente i ricorsi di quattro Regioni guidate dal centrosinistra, ha affermato che “il regionalismo corrisponde a un’esigenza insopprimibile della nostra società, come si è gradualmente strutturata anche grazie alla Costituzione” e “spetta, però, solo al Parlamento il compito di comporre la complessità del pluralismo istituzionale”.
E ancora: “la vigente disciplina costituzionale riserva al Parlamento la competenza legislativa esclusiva in alcune materie affinché siano curate le esigenze unitarie (art. 117, secondo comma, Cost.)”.
Calderoli ironizza sul Referendum e si dice intenzionato ad andare avanti
Desta quantomeno stupore la reazione del padre della riforma, ovvero il ministro leghista Roberto Calderoli, che si concede dell’ironia prendendo in giro chi contesta la sua riforma, e dunque i promotori dell’iniziativa referendaria, e insieme la Cassazione.
Alla domanda se inviterà i cittadini a votare o a non andare al voto al referendum, il ministro ha risposto: “Ah, c’è un referendum?”.
E ancora. A un giornalista che gli chiedeva se intendesse andare avanti dopo il pronunciamento della Cassazione, Calderoli ha risposto: “Davanti a una domanda del genere mi tocco le palle. mi scusi, intendo andare avanti”.
Poi mette da parte l’ironia e dice di prendere atto della sentenza della Corte di Cassazione, “perché comunque per me ha un valore assoluto, e dico: premesso che poi sarà la Corte costituzionale a giudicare sull’ammissibilità del referendum, io dico perché no?”.
“Sono anche soddisfatto della sentenza della Cassazione, perché dichiarando ammissibile il referendum alla luce della sentenza della Corte di fatto dice che la legge 86 è viva, vegeta e gode anche non di ottima, ma di buona salute. Vuol dire anche che la legge c’è ed è immediatamente applicabile”, aggiunge Calderoli.
“Io sono sempre stato a favore dei referendum e ne ho proposti tanti, fermo restando che l’ammissibilità di un referendum non vuol dire averlo vinto o perso. Bisogna raggiungere il quorum e avere più del 50% di persone che dicono sì, ma quando si esprime il popolo, il popolo ha sempre ragione”, ha aggiunto Calderoli.
Zaia invita a non votare, le opposizioni chiedono che il governo si fermi
E qui si scatenano i governatori leghisti. “In caso di referendum, io penso che sia fondamentale che chi crede nell’autonomia non deve andare a votare”, è l’appello che invia il presidente del Veneto, Luca Zaia. Di diverso tenore ovviamente le dichiarazioni dei governatori di centrosinistra.
“Siamo soddisfatti per l’ordinanza dalla Cassazione che conferma che questo referendum si può fare. Ora aspettiamo la pronuncia in merito della Corte Costituzionale. Il governo si fermi”, è l’invito che arriva dalla governatrice sarda Alessandra Todde.
“Prima l’abbiamo demolita con i ricorsi alla Corte Costituzionale, ora registriamo un altro passo in avanti verso il referendum contro lo scellerato progetto dell’Autonomia differenziata che spacca l’Italia. La Cassazione ci ha dato ragione, riconoscendo come legittimo il quesito referendario per cancellare quel poco che rimane del progetto di Meloni, Salvini e Tajani! Continuiamo in tutte le forme la nostra battaglia contro una scelta che cancella diritti e servizi per tantissimi italiani”, scrive sui social il presidente del M5S, Giuseppe Conte.
“L’Italia è una, indivisibile, chi vuole la secessione se ne faccia una ragione e si fermi!”, aggiunge. Sulla stessa lunghezza d’onda il Pd.
“Crediamo che dopo la pronuncia della Corte costituzionale che ha smontato l’Autonomia bisognerebbe che il governo si fermasse, che fermasse i negoziati e che abrogasse questo testo, per recuperare credibilità dopo lo strafalcione che hanno fatto presentando una riforma che la Corte ha smontato”, ha detto la leader dei dem, Elly Schlein.