Regionali e terzo mandato, Fratelli d’Italia punta al colpo grosso e il centrodestra scricchiola

Nel centrodestra, FdI punta sul Friuli e Trentino per trattare su Veneto e Lombardia: la Lega trema e la coalizione scricchiola.

Regionali e terzo mandato, Fratelli d’Italia punta al colpo grosso e il centrodestra scricchiola

Che aria tira nel centrodestra? Altro che armonia! Dietro i sorrisi di circostanza si nasconde una guerra fredda, anzi gelida. Il casus belli? La decisione del governo Meloni di impugnare davanti alla Consulta la nuova legge elettorale del Trentino che permette ai presidenti di provincia di correre per un terzo mandato. Ufficialmente si parla di “principi costituzionali”. Dietro le quinte, invece, è tutta politica. E la partita è molto più ampia di quanto sembri.

Il centrodestra scricchiola, la strategia di Palazzo Chigi che fa tremare la Lega

Palazzo Chigi ha un obiettivo preciso: stoppare sul nascere la rielezione dei governatori leghisti più solidi e radicati sul territorio. In cima alla “lista nera” c’è Massimiliano Fedriga, attuale presidente del Friuli Venezia Giulia, secondo solo a Zaia (un altro che non si potrà ripresentare) per gradimento personale. Subito dietro, Maurizio Fugatti in Trentino. Fermare il terzo mandato significa rimettere in discussione le candidature e costringere la Lega ad aprire il tavolo delle trattative. Giorgia vuole mettere sul piatto il Friuli e il Trentino, ma il vero obiettivo è più ambizioso: riaprire i giochi su Veneto e Lombardia, i due feudi leghisti per eccellenza.

Un’operazione chirurgica, tutta giocata sull’asse Fratelli d’Italia-Palazzo Chigi, con il coinvolgimento (non troppo discreto) degli sherpa meloniani nei territori. Dalla sede di via Bellerio, Matteo Salvini ha capito il gioco, ma ha scelto la linea soft: niente barricate, almeno per ora. Ai suoi ha ordinato di abbassare i toni, parlare di “questioni locali” e far finta che non stia succedendo nulla. Ma il Capitano sa che il terreno è minato: se cede ora, rischia di perdere anche i bastioni storici. E allora gioca di rimessa, aspettando che sia Giorgia a scoprire le carte. Con molta attenzione. Perché se perde i bastioni storici il prossimo a saltare potrebbe essere proprio il capitano leghista. Il risultato? Un centrodestra che appare compatto, ma è pieno di crepe. E la partita dei governatori del Nord rischia di trasformarsi nel banco di prova decisivo per capire se l’alleanza reggerà o se si aprirà una resa dei conti che potrebbe riscrivere gli equilibri della destra italiana.