Regionali, l’asso di Palazzo Chigi. Un decreto per salvare De Luca. Ma la Boschi assicura che verrà rispettata la legge

A poche ore dalla chiusura della campagna elettorale per le Regionali, è ancora il caso Vincenzo De Luca, più che la vicenda e dei cosiddetti candidati “impresentabili”, a tenere alto il livello della polemica fra le parti in campo. Il candidato indicato dal Pd per governare la Campania, condannato in primo grado per abuso d’ufficio, sostiene che “la legge Severino è applicabile solo per chi è stato già eletto e non per chi viene eletto per la prima volta”. Quindi “il problema della Severino è superato” e “non verrò sospeso”. Ospite a Radio Uno, il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che per effetto di quella legge invece è decaduto da parlamentare, commenta con evidente risentimento le parole di De Luca: “Renzi può intervenire con una modifica alla legge Severino, cosa che non ha ritenuto di fare quando si è trattato di Silvio Berlusconi”.

Detto ciò il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, assicura che se De Luca vincesse le elezioni “il governo ovviamente rispetterà la legge”, sottolineando che l’ex sindaco di Salerno “è candidabile ed è eleggibile”. Per il presidente dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), Raffaele Cantone, la legge è “chiara” e sarà “il presidente del Consiglio a fare le sue valutazioni”, a decidere sulla eventuale sospensione, in caso di vittoria di De Luca. Ma il capogruppo di Sel alla Camera, Arturo Scotto, avverte: “Renzi eviti manovre ad personam”. Tradotto un decreto legge che “sterilizza” la Severino e dà il via libera a De Luca. Perché, al di là dei proclami ufficiali, questa sarebbe la soluzione allo studio di Palazzo Chigi. In pratica la legge Severino può sempre essere modificata (l’ipotesi è il decreto legge), almeno nella parte in cui inibisce le cariche elettive anche ai condannati in primo grado per abuso d’ufficio. Sarebbe questo l’auspicio dello stesso De Luca, che in un’intervista al Corriere della Sera, non nasconde qualche perplessità sull’impianto del provvedimento: “Col casino di norme che c’è non sai mai se stai violando qualcosa. Ma Santo Iddio, ci sarà una differenza tra l’errore amministrativo e il reato penale? Con l’accusa di abuso d’ufficio puoi buttare nel calderone tutto”, sostiene il candidato del Pd.

E così dopo il danno avremmo anche la beffa e il ricorso ad una legge ad personam. Ovvero la cosa che è stata maggiormente rinfacciata a Silvio Berlusconi. E proprio perché questo è il rischio che si va delineando il governatore uscente e candidato del centrodestra alle regionali in Campania, Stefano Caldoro, ha  deciso di giocare d’attacco: “Il messaggio che fa passare De Luca è devastante: un candidato, un uomo della casta, del potere, dice che per lui la legge non si applica. Vedo una persona con una sfrenata ambizione personale”. Un fatto è chiaro, in Campania, alla vigilia del voto, nulla è più certo dell’incerto. “Fa benissimo il ministro Boschi a ricordare che in caso di vittoria di De Luca, vittoria molto ma davvero molto lontana, verrà applicata la legge”, afferma Nunzia De Girolamo, deputata del Nuovo Centrodestra, “ se così fosse De Luca dovrebbe andare a casa e la Campania precipiterebbe nel caos”. “Tuttavia va dato atto all’esponente del governo di essere almeno onesta intellettualmente: i campani devono sapere se dare o no la loro auto in mano a qualcuno al quale poi potrebbe essere ritirata la patente”.