Regioni in ordine sparso. Mattarella ne ha abbastanza e striglia i governatori. Il Colle chiama a rapporto Bonaccini e Toti: “Serve stretta collaborazione per battere il Covid”

“Una stretta collaborazione tra tutte le istituzioni”. è quello che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha evocato in videoconferenza col presidente e il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, e Giovanni Toti, presidente della Liguria, impegnati nella trattativa con il governo sulle nuove misure contro il virus. Il colloquio è stato definito “interessante e proficuo”. Il capo dello Stato avrebbe ribadito “il ruolo decisivo delle Regioni nel fronteggiare la pandemia” e “auspicato la più stretta collaborazione tra tutte le istituzioni dello Stato”. Un appello arrivato dopo un fine settimana di fuoco tra riunioni e vertici del governo con Regioni, capi delegazione e capigruppo. Un richiamo, infine, alla collaborazione giunto quando da parte dei governatori si è assistito a un rimpallo di responsabilità non volendosi loro assumere il peso di misure differenziate nei territori e pretendendo, invece, decisioni omogenee per tutto il Paese.

FEDERALISTI SOLO A PAROLE. In questa direzione hanno remato soprattutto i governatori del centrodestra assieme a quelli di Campania e, pare, anche Puglia. Tanto che nel delirio del weekend il vicesegretario del Pd Andrea Orlando ha twittato: “Sono federalisti quando le cose migliorano. Centralisti quando peggiorano”. Dopo l’incontro con Mattarella l’azzurro governatore ligure, autore della gaffe sugli anziani da rinchiudere in casa, assicura di aver garantito “la più ampia collaborazione istituzionale, a tutti i livelli, per affrontare nel modo più pronto ed efficace la situazione di fronte alla quale ci troviamo. Per questo abbiamo assicurato al Presidente tutto l’impegno e la coesione necessaria in questo momento particolarmente complesso”.

Sulle stesse note il numero uno della conferenza delle Regioni e governatore dell’Emilia-Romagna dichiara di condividere “pienamente” l’auspicio di collaborazione fra tutte le istituzioni arrivato dal presidente della Repubblica: “Ora più che mai serve mettere da parte appartenenze politiche o geografiche per pensare al bene del Paese”. Eppure nel corso dell’ennesimo incontro tra governo e Regioni che si è tenuto ieri mattina non pare si sia registrato questo clima di concordia. Le distanze tra le parti non si sono accorciate, con i governatori fermi nella richiesta di norme omogenee per tutto il Paese. Servono “misure semplici e di carattere nazionale” no a quelle differenziate, la linea di Vincenzo De Luca. “Non c’è nessun braccio di ferro. La riunione con il governo è stata molto interlocutoria”, ha gettato acqua sul fuoco il governatore del Veneto, Luca Zaia. Che poi in conferenza stampa ha spiegato che chiedere al governo misure nazionali non è un’abdicazione all’autonomia: “Io posso anche assumere provvedimenti ma devo avere copertura”.

Ma Il premier Giuseppe Conte nel suo intervento alla Camera è stato chiaro: “Serve una strategia che va modulata sulle differenti criticità dei territori”. Attilio Fontana, numero uno della Lombardia, ne prende atto: “Quanto richiesto dalla Conferenza delle Regioni secondo cui non bisognava differenziare i provvedimenti tra territori e territori, ma agire con scelte di carattere nazionale, non è stato accolto dall’esecutivo”. I governatori, poi, confermando di essere federalisti a fasi alterne, hanno criticato (vedi De Luca) che un ministro come Lucia Azzolina sia intervenuta sulla loro scelta di adottare la didattica a distanza nelle scuole. Esprimono dubbi sullo stop per gli spostamenti tra le regioni e chiedono conto dei ristori.

“Alle misure nazionali unitarie si sommeranno misure territoriali correlate alla condizione epidemiologica della singola regione. Da parte del governo c’è la totale disponibilità nel garantire ristori in tempi immediati per le attività dei territori che attueranno misure ulteriormente restrittive”, ha assicurato il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia. Mentre il ministro della Salute Roberto Speranza ha avvisato i governatori che i medici di famiglia verrebbero sanzionati qualora si rifiutassero di rispettare l’accordo collettivo nazionale che prevede l’esecuzione dei tamponi.