Renzi, 80 voglia di vincere le europee

di Antonello Di Lella

Dalle slides ai tweet per annunciare la rivoluzione in busta paga. Quello di ieri è stato l’atteso giorno degli ottanta euro, il bonus dei “mitici” (copyright del premier stesso) 80 euro in più in busta paga per i cittadini con un reddito che oscilla tra 8 e 26 mila euro. E di cui usufruiranno 10 milioni di italiani. Con l’hashtag #oraics, il premier ha lanciato il nuovo decreto che introduce il bonus, taglia l’Irap e riduce strutturalmente la spesa. “Ics” che sta per Italia coraggiosa e semplice. Ma al di là dei colpi di teatro quello che davvero interessa è come e quando verrà distribuito il bonus. “Restituiamo agli italiani stringendo la cinghia della politica. Il bonus, perché di bonus si tratta, almeno per l’anno in corso, per poi diventare provvedimento inserito nella legge di Stabilità a partire dal 2015”, ha spiegato Renzi, “sarà operativo a partire già da maggio. Sono quattro giorni che non esco da Palazzo Chigi, abbiamo smentito i gufi. Andiamo avanti come treni”.

Tagli e coperture
Tagli radicali quelli previsti dal decreto approvato in consiglio dei ministri. Ora, Parlamento permettendo, presto dovrebbe partire l’accetta. Riduzione delle vetture di Stato, tagli alle spese degli enti locali, tetto agli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione (240 mila euro), riduzione delle municipalizzate da ottomila a mille in tre anni, spese della Difesa giù di 400 milioni. Soffermandoci sul tetto agli stipendi, c’è da sottolineare che per quanto riguarda le società partecipate quella del governo si limita a essere un’indicazione che potrà essere recepita o meno dai cda. Discorso simile per Camera e Senato che decideranno autonomamente sull’eventuale taglio degli emolumenti. Non solo tagli, ma anche tanti altri accorgimenti: obbligo di rendicontazione online per gli enti locali, in maniera tale da capire dove intervenire con l’accetta, meno spreco di spazi all’interno degli uffici pubblici (provvedimento che mira a ridurre gli spazi destinati ad ogni dipendente e quindi a rivisitare l’organizzazione degli uffici). Nel mirino anche la Rai. Ai soldi recuperati dalla spending review sul capitolo entrate dovrebbero aggiungersi 1,8 miliardi dalla tassazione al 26% della rivalutazione delle quote Bankitalia in mano alle banche. Il tutto per finanziare un’operazione, quella del bonus, che costerà 6,9 miliardi nel 2014 e 10 miliardi per l’anno seguente (ma per il 2015 i risparmi stimati sono di 14 miliardi). Si salva dai tagli la sanità. Ma c’è chi è pronto a giurare che il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, abbia dovuto sbattere i pugni sul tavolo per evitare colpi d’accetta.

Il mondo produttivo
Pagamenti più veloci per le aziende e taglio dell’Irap del 10%. La ripresa delle aziende passa anche attraverso questi due tweet, che corrispondono a due provvedimenti approvati ieri da Palazzo Chigi. C’è però un’altra ala del mondo produttivo che respira un forte malcontento: il popolo delle partite iva. Non sono certo incoraggianti gli ultimi dati riguardanti i liberi professionisti, costretti ancora ad attendere qualche mese per un intervento ad hoc. Certo è che ieri Renzi ha preso un impegno e il mondo delle partite iva ora si attende una risposta in tempi piuttosto brevi. E non sono gli unici costretti ad aspettare. Salta per ora anche il bonus agli incapienti (i lavoratori già inseriti nella no tax area). A domanda precisa il capo del governo ha provato ad offrire rassicurazioni non fissando però tempi certi. Il provvedimento dovrebbe arrivare nelle prossime settimane con interventi specifici.

Politica in fermento
Nel corso della conferenza non è mancata la frecciatina del praemier ai 5 Stelle: “Mi chiedo come possano non votare queste norme. Sono cose per cui hanno sempre lottato”. In tutta risposta i grillini puntano il dito sulle coperture: “Dando i numeri per le coperture del decreto Irpef il premier parla di sobrietà, eppure sembra che sia lui a non essere sobrio: forse non gli hanno tolto in tempo il vino o ha scambiato Palazzo Chigi per il Vinitaly”. Molto dura anche la Lega che sottolinea l’assenza di provvedimenti per disoccupati, pensionati ed esodati. E sul capitolo lavoro attacca pure Forza Italia ponendo l’accento su un decreto che “apporta quasi solo danni ai lavoratori autonomi”.