Renzi corre sulla Scuola. Passano a Montecitorio i primi tre articoli della Riforma. Ma i sindacati non si rassegnano e restano ancora in piazza

Dialogo sì, ma immobilismo no. La linea del Governo è sin troppo chiara. Tanto che mentre sindacati ed esponenti della minoranza Dem, di Sel e dei Cinque Stelle si ritrovavano ieri al Pantheon a Roma per dire di no alla Riforma, a Montecitorio venivano approvati i primi tre articoli del ddl Buona Scuola. Con buona pace di quel partito del “No” pronto a mettere il bastone tra le ruote al Governo sulla riforma.

IL PARTITO DEL NO
Non c’erano più di 100 persone, oltre ad alcuni parlamentari di Sel, della minoranza del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, alla protesta di ieri. Qualche esponente sindacale e pure Marco Pannella. A prendere la parola sono stati anche insegnanti e precari, Arturo Scotto di Sel e Stefano Fassina. Proprio l’esponente Dem ha lasciato intendere che senza un cambiamento sostanziale della riforma della scuola potrebbe lasciare il partito: “Ancora non ci siamo. Il Governo si fermi, siamo ancora in tempo per cambiarla”, ha detto Fassina sul palco, “La soluzione sui precari è insufficiente decine di migliaia restano fuori. Si pensi a un piano pluriennale di assunzioni in sostituzione dei docenti che vanno in pensione. Si deve dare una risposta”. Ma se queste sono le premesse la conciliazione non sembra affatto facile visto che la posizione di Matteo Renzi sull’argomento era già stata esplicata secca e chiara: “Centosettantamila assunzioni tra qui e il prossimo anno sono una cifra enorme”, ha detto il premier intervenendo a Radio anch’io. A un ascoltatore che parlava di un ‘ricatto’ sui precari, Renzi ha risposto: “Perché parla di un ricatto? Fare le assunzioni e poi si vede, non va bene. Se si accetta l’idea di assumere delle persone è perché abbiamo un modello di scuola. Non si può trasformare la questione dei precari in un grande ammortizzatore sociale”.