Renzi, difficile convivenza tra amici vecchi e nuovi

di Filippo Conti

Costretti a stare insieme. Come lealisti e governativi nel Pdl. Renziani della prima e della seconda ora. I primi, com’era prevedibile, mal sopportano i secondi. Specialmente quelli appena arrivati. Li considerano degli imbucati, dei voltagabbana pronti a saltare sul carro del vincitore. I secondi, di rimando, non fanno nulla per farsi accettare. Il gelo in Parlamento è palpabile. Ognuno fa gruppo a sé. Difficile vederli chiacchierare insieme. Lo stesso è accaduto alla Leopolda. Nonostante la sapiente regia della sacerdotessa del renzismo Maria Elena Boschi cercasse di coinvolgere tutti e mescolare le carte, la separazione è rimasta, quasi vi fosse un muro invisibile a dividere le due correnti del sindaco di Firenze: la vecchia guardia e i nuovi arrivati. Simona Bonafè, Dario Nardella, Luca Lotti, Marco Agnoletti, Sara Biagiotti, Lorenza Bonaccorsi, Ernesto Carboni, Matteo Richetti e gli atri pasdaran del rottamatore mal sopportano quelli di Area dem e i veltroniani: le due correnti divenute renziane con un colpo di bacchetta. Specialmente Franceschini e i suoi – tipo Piero Martino e Alberto Losacco – sono davvero mal sopportati. «Sono arrivati l’altro ieri e pretendono di comandare, anche con una certa arroganza. Cose da non credere» si lamentano un paio di deputati renziani. «Noi portiamo il nostro contributo di idee, proposte e anche di voti, non vogliamo pestare i piedi a nessuno. È normale che, quando il consenso cresce, le persone aumentino. Renzi lo ha messo in conto, forse qualcuno dei suoi no» osserva Losacco. Sta di fatto che della decina di esponenti di Area dem presenti alla Leopolda non è intervenuto nessuno, nemmeno Franceschini. Di veltroniani, invece, si sono visti tra gli altri anche Verini, Tonini, Morando e Vassallo. Presenti anche all’inaugurazione della sede romana di Renzi, martedì pomeriggio. Unico dalemiano (ex?) Nicola Latorre. Alla sua conversione al renzismo, però, non crede davvero nessuno e l’epiteto meno ingiurioso che i renziani gli riservano è quello di “infiltrato”. «Per loro i problemi ci saranno quando ci sarà da spartirsi ruoli e poltrone. Lì dovrà essere bravo Matteo a tenere buone, e unite, le sue truppe. Gli eserciti, d’altronde, si fanno così: con vecchi e nuovi soldati» osserva Giacomo Portas, bersaniano ora con Gianni Cuperlo. Il sindaco di Firenze, d’altronde, sembra esserne perfettamente cosciente. «Se dobbiamo prendere i voti dei delusi del Pdl – ha detto -figuriamoci se possiamo chiudere la porta ai delusi di Bersani». Vero. Però, nel frattempo, vecchi e nuovi si fanno tranquillamente la guerra.