Renzi disegna il nuovo Senato

di Fausto Cirilo

Riformare il Senato è prioritario non solo per ragioni di risparmio ma anche, e soprattutto, per semplificare il meccanismo istituzionale. Lo ha detto ieri Matteo Renzi, parlando alla direzione del Pd: «Non stiamo chiedendo di superare il Senato per una questione meramente economica, ma per dare il buon esempio, per portare questo Paese a essere più semplice. La sua riforma non è semplicemente il tentativo di ridurre il numero dei parlamentari, che pure c’è. Ma è solo un pezzo di questo ragionamento». Ragionamento che aveva proposto già in mattinata a Firenze nel corso di un convegno sulle città metropolitane. «Dobbiamo avere il coraggio di dire che l’Italia ha finito il tempo a disposizione, non basta più accarezzare i problemi, questo è l’anno che o si risolvono i problemi, o si fanno le riforme o non ha più senso parlarne». E quindi il Senato deve diventare non elettivo, senza indennità, con 150 persone: 108 sindaci dei Comuni capoluoghi, 21 presidenti di Regione tenendo conto del caso del Trentino e 21 esponenti della società civile temporaneamente scelti dal Colle per un mandato. Per Renzi non dovrà votare il bilancio e nemmeno dare la fiducia al governo ma limitarsi a concorrere all’elezione del Presidente della Repubblica e dei rappresentanti europei.

Il Carroccio storce la bocca. Se il governatore del Piemonte Roberto Cota rivendica di aver portato avanti da sempre la linea del Senato federale («Con i fatti e non con le parole»), quello del Veneto Luca Zaia ammette che lo sforzo di Renzi «è apprezzabile ma vista così non se ne farà nulla… Ci deve essere un collegamento tra Parlamento e territori mentre nella bozza si intravede una soluzione che non c’entra nulla col federalismo e non darà gli effetti sperati per il numero e per come è stata pensata». Dal rivoluzionario Movimento 5 Stelle arriva invece una netta chiusura all’ipotesi di abolire quel bipolarismo perfetto che tanto allunga i tempi nel processo di formazione delle leggi. «La riforma del Senato proposta da Renzi è demagogia pura» dichiara il capogruppo pentastellato al Senato Maurizio Santangelo. «Renzie vuole recuperare un miliardo con la riforma del Senato. Miliardo che esiste solo nella sua testa. Però non ha detto nulla contro il regalo di 7,5 miliardi di euro alle banche. Chissà perché?» attacca lo stesso Beppe Grillo. Il quale preferisce l’arma del benaltrismo, consapevole che del largo consenso che questa riforma incontra tra gli elettori.