Renzi gioca col fuoco. Conte lo sfida e va alla conta in Aula. La risposta del premier a Matteo. Voto delle Camere sull’Agenda 2023

Sfodera l’artiglieria pesante Giuseppe Conte. Ancora una volta l’obiettivo è sfidare a viso aperto Matteo. Renzi però, che Salvini già lo ha battuto con i numeri. E anche questa volta la conta si farà in Aula: il premier sta preparando la verifica di governo, già in programma, ma ha deciso di sottoporla al vaglio del Parlamento. Tradotto: sarà l’occasione concreta per verificare se Italia viva è dentro o fuori la maggioranza – tertium non datur – perché il premier chiederà probabilmente il voto su una risoluzione a favore del suo programma. Evidentemente Conte si è fatto i suoi calcoli ed è sicuro di avere i numeri per andare avanti a prescindere dai renziani e dagli ultimatum del loro leader che ieri ha alzato la posta, spingendosi a dire di essere pronto a fare un passo indietro qualora le proposte che ha messo sul piatto in vista del faccia a faccia della prossima settimana fossero respinte.

“Serve una svolta, non chiediamo nomine”, ha ribadito Renzi. “Dentro o fuori non è una questione di tattica, ma di contenuti. Se sui contenuti siamo d’accordo, si sta dentro. Se sui contenuti siamo lontani, è giusto che tocchi ad altri. Con una parola: noi facciamo politica, non populismo. Qui non si gioca una partita personale, di simpatia o antipatia, si gioca una partita politica, di contenuti. Ripeto ciò che sto dicendo da giorni, in tutte le sedi, pubbliche e private. L’Italia vive una fase di difficoltà che nei prossimi mesi potrebbe peggiorare. Poi spiega di aver vinto “l’orgoglio personale”, facendo il primo passo e chiedendo un incontro chiarificatore vis à vis al premier dopo i toni duri e i continui tira e molla delle scorse settimane. “Perché la serietà viene prima delle ripicche personali”.

Conte da parte sua ha mostrato la massima apertura, “La mia porta è sempre stata aperta e sempre”, salvo poi comunicare di volersi recare comunque in Parlamento per proporre in quella sede l’Agenda 2020-2023. Mossa e contromossa. Ma anche Renzi, come in ogni partita a poker che si rispetti, ha fatto buon viso a cattivo gioco, replicando di aver apprezzato il fatto di giocare a carte scoperte, “in trasparenza”. Le condizioni poste dall’ex premier per rimanere in maggioranza non sono cosa di poco conto, in altre parole Renzi non solo chiede “pari legittimità” come socio fondatore – e vero artefice – del governo giallorosso, ma anche di portare a casa risultati concreti che qualifichino la presenza di Italia Viva nello stesso. In ballo ci sono la questione della giustizia, a cominciare da un’eventuale sfiducia del ministro Bonafede e la battaglia “per i diritti e contro il populismo giustizialista” (leggi abolizione o forte modifica della legge sulla prescrizione), l’eliminazione o la modifica del reddito di cittadinanza che a suo giudizio non funziona, l’elezione diretta del “Sindaco d’Italia” vale a dire l’elezione diretta del presidente del Consiglio e lo shock sulle infrastrutture, con lo sblocco dei cantieri fermati dalla burocrazia e la nomina di cento commissari.

È evidente che le due prime proposte vanno ad intaccare provvedimenti bandiera della prima forza politica in Parlamento, i 5Stelle. Non è realistico che Renzi possa credere davvero nell’en plein, la vincita dell’intera posta è praticamente impossibile. Come è poco probabile che davvero voglia stare all’opposizione senza toccare praticamente palla o pensi che sia realizzabile un esecutivo elettorale o “costituente” magari presieduto da Draghi (che viene ormai sempre tirato in ballo) o Cartabia (new entry delle ultime ore). Quello di Renzi è un tentativo di sparigliare le carte, da giocatore abile e spregiudicato qual è. Gli è riuscito quest’estate, vediamo come andrà finire a questo giro.