Renzi, la variante dominante del virus in politica. L’onda lunga del terremoto causato dal senatore semplice di Rignano continua a far danni

Renzi, la variante dominante del virus in politica. L’onda lunga del terremoto causato  dal senatore semplice di Rignano continua a far danni

L’onda lunga della cattiva stella renziana ancora brilla alta sul Partito democratico e procura guai a più livelli: nel suo ex partito in primis, ma anche nel Movimento Cinque Stelle e poi sul governo. Insomma altro che semplice “mossa del cavallo”. Matteo Renzi ha seminato mine ovunque, ma solo chi è sprovveduto di scienza e coscienza politica poteva aspettarsi un’uscita di scena indolore di una personalità narcisistica come la sua. Intanto dentro il Pd ha costruito un piccolo, ma diabolico, capolavoro.

Un cappio eterodiretto e guidato da lontano, da Italia Viva, che si è stretto intorno al povero Nicola Zingaretti. Naturalmente non ha fatto tutto da solo. Nel Pd ha lasciato una cospicua quinta colonna che si identifica nella componente “Base riformista” (Br) composta dai renziani che sono rimasti nel partito ed è guidata dal fedelissimo Luca Lotti e da Lorenzo Guerini. La Br rappresenta la principale opposizione alla segreteria Zingaretti e può contare su ben trenta deputati su novanta alla Camera e su quasi metà dei senatori.

Questo il “braccio armato” che ha agito di fatto dentro al Pd. Questi i sicari. Una backdoor lasciata appositamente aperta dal senatore toscano per influenzare dall’interno il Pd. E pensare che molti, a suo tempo, hanno gridato al tradimento per non aver seguito il capo nella nuova avventura partitica. Ed invece si trattava di un micidiale congegno a tempo che si attiva solo quando serve. In ogni caso, pur sorvolando sulla complessa toponomastica correntizia balcanizzata del partito, Zingaretti fino a prova contraria dovrebbe contare ancora su una solida maggioranza.

Dunque quando sarà convocata l’assemblea nazionale del 13 e 14 marzo il segretario si presenterà dimissionario, ma le dimissioni potrebbero essere respinte e a questo punto Zingaretti compatterebbe nuovamente intorno a sé il partito. Oppure le dimissioni potrebbero essere irrevocabili come va dicendo in queste ore il governatore del Lazio ed allora si aprirebbero forse altri scenari. In ogni caso, indipendentemente da quello che accadrà, Renzi i suoi danni li ha fatti tutti. Come dicevamo, il suo ex partito perde il potere che aveva nel governo giallorosso ed a Zingaretti e al suo consigliere Goffredo Bettini si presenta il conto. Oltretutto le donne non “amministrate” gliel’hanno fatta pagare subito.

Parallelamente, Renzi ha colpito anche il Movimento Cinque Stelle che in queste ore, dopo la svolta “liberale” di Grillo, sta subendo la controffensiva di Casaleggio che potrebbe aggregare gli espulsi sui vecchi valori populisti ora rinnegati dalla “rivoluzione mite”, come la chiama il comico genovese. Altro effetto poi è lo spostamento dell’asse politico della coalizione a destra e comunque indebolisce anche l’esecutivo che come tale non gradisce le instabilità, soprattutto sulle due componenti principali che lo sorreggono.

Qual è il fine di Renzi che ha perso anche lui molto potere? Punta, “chiamato” dai suoi amici, e riprendersi il Pd? Oppure ha firmato qualche patto con Mario Draghi per fare il segretario generale della Nato? In ogni caso i trenta denari d’argento sono stati pagati da qualcuno e si tratta solo di capire chi è stato. Di Renzi, data anche la sua età, l’Italia non si libererà facilmente e il fiorentino non mollerà mai la presa fin quando non avrà ottenuto, in ogni situazione, il massimo per lui lucrabile in termini di potere e poco importa se l’Italia è in piena pandemia con problemi formidabili da risolvere.