Renzi. Logoramento in corso

di Gaetano Pedullà

Se non si va a votare subito anche Renzi, quando sarà, arriverà alle urne bollito come un Monti qualunque. La danza macabra attorno al segretario è già cominciata. Il responsabile per il welfare della segreteria Pd nuova di zecca, il siciliano Davide Faraone, è finito ieri nel registro degli indagati per la solita storia dei fondi alla politica utilizzati per spese personali. Che farà adesso Renzi: lo caccia? E con la De Girolamo, intercettata mentre sembra dirottare l’appalto in una Asl? Se la difesa del ministro non sarà convincente ne chiederà la testa, aprendo di fatto la crisi di governo, o tutto resterà come prima, rivelando che quello della rottamazione, del cambio di passo con i troppi comportamenti ambigui del passato, è stato solo uno slogan? Potrà il sindaco farsi carico a lungo della crisi economica che non arretra, dell’azione di governo a basso voltaggio a cui Letta è costretto da una maggioranza innaturale, della disaffezione per la politica che cresce tra scandali e scandaletti quotidiani in ogni angolo d’Italia? Ora è chiaro che dopo la Consulta, per andare a votare serve una legge elettorale. Così come è chiaro che Letta e soprattutto lo stesso Pd farà di tutto per mettere il più tardi possibile l’arma carica del voto in mano a Renzi. In un Pd dove la nomenklatura vive ancora il segretario come un corpo estraneo, nessuno vuole dargli il vantaggio di diventare premier e magari stare cinque anni a Palazzo Chigi. Dunque il voto sembra lontano, complice la leggenda metropolitana che durante la presidenza di turno dell’Unione europea (presidenza tecnica, non politica) non si può andare alle urne. Ne derivano due effetti negativi: da una parte un governo debole che non può far molto per la ripresa, dall’altra il lento logoramento di un leader politico che ha le chance per riformare il Paese. Così il presente è scuro, ma il futuro è anche peggio.