Matteo vuole tornare a Palazzo Chigi. Altro che passo indietro. Renzi: “Io candidato? Decidono gli italiani”. Poi è scontro totale con i Cinque Stelle

Matteo Renzi lo ha chiarito ancora una volta: "Chi va a Palazzo Chigi lo decidono i voti degli italiani, non i giornalisti né le speranze dei militanti"

A farsi da parte non ci pensa proprio. Matteo Renzi lo ha chiarito ancora una volta: “Chi va a Palazzo Chigi lo decidono i voti degli italiani, non i giornalisti e neanche le speranze dei militanti”. Il segretario dem quindi non sembra affatto disposto a fare un passo indietro rispetto ad essere il candidato premier. “Ho fatto il premier con tanti che pensavano a farmi le scarpe”, ha detto Renzi da Agerola, in provincia di Napoli, dove ha presentato il suo libro, “perciò vi chiedo di dare il massimo appoggio a Gentiloni”. E sulla Leopolda ha chiarito: “Quest’anno la facciamo a novembre”. Una chiara Leopolda di governo con vista sulle politiche 2018.

Il segretario ha detto la sua anche sulla legge elettorale defininendo “assurdo” il dibattito sul premio di coalizione. “Il premio c’è già al Senato e il Mattarellum prevede comunque un premio. Sulla legge elettorale, dopo le ferie bisogna andare a un accordo che comprenda tutte le forze politiche”, ha detto Renzi, “Noi abbiamo fatto diverse proposte, ma ce le hanno bocciate tutte. Ora, se ci sono proposte di altri noi siamo pronti a discutere. Se si torna a un meccanismo elettorale da Prima Repubblica non è una circostanza fortuita. Ma il perché sta nel fatto che abbiamo perso il referendum e le cose sono rimaste com’erano. Con questo sistema è molto difficile garantire la governabilità. Ma quando dissi di fare un sistema in cui sia chiaro chi governa mi dissero che volevo la deriva autoritaria”.

Renzi ha parlato anche della legge sui vaccini prendendosela con Beppe Grillo: Quando sento un comico genovese che insulta la memoria di Rita Levi Montalcini, quando insulta la memoria di Veronesi, quando si permette dire che i vaccini fanno male, io dico che serve coerenza. La legge approvata ieri è un piccolo passo avanti, non una soluzione definitiva. Dunque, vergogna per chi ha aggredito i nostri deputati e solidarietà a loro”. Poi ha concluso: “Non bisogna avere paura della scienza”. Altra frecciata ai Cinque Stelle sulla gestione dell’Atac a Roma: “Stanno facendo come gli altri, anzi peggio”, ha attaccato Renzi, “All’Atac gli amici degli amici”. Una frase che ha innescato la risposta seccata della sindaca di Roma, Virginia Raggi, che si è detta pronta a querelare il segretario del Pd.

Sempre con i 5 Stelle schermaglie per l’attacco di Renzi a Gianroberto Casaleggio: “Casaleggio diceva che ciò che è virale diventa vero, ma non è così”. Frase che ha innescato la reazione dura del figlio Davide Casaleggio che direttamente dal blog di Grillo ha difeso la memoria del padre: “È intollerabile che continui a ripetere una bufala da lui inventata che stravolge il pensiero di mio padre. Lo invito a rettificare e chiedere scusa immediatamente per non perdere il minimo di dignità che dovrebbe ontraddistinguere ogni dichiarazione politica, ha perso completamente ogni credibilità”. E ancora: “Non è la prima volta che lo dico, ma ho il dovere di ribadirlo ancora. Mio padre  ha detto, e ci sono le interviste e i video che lo dimostrano, che ‘Un messaggio in Rete perde la sua viralità se è falso, nel tempo’ e che ‘i nostri messaggi sono virali di per sé, dunque veri, e si diffondono da soli. Quelli degli altri, palesemente falsi, hanno bisogno di un supporto di truppe àscare, pagate magari 5 euro al giorno’. Ossia completamente il contrario di ciò che dice Renzi”.

Attacco anche al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, per il tempo perso sulla bonifica di Bagnoli. Sui migranti si è appellato ancora all’aiuto dell’Europa. Aiuto molto, ma molto lontano nei fatti.

E subito dopo ha scherzato sulla presunta telefonata D’Alema-Berlusconi: “Si sentono al telefono, si richiamano… Allora è amore”.