Renzi punta su Silvia Salis: il piano dell’ex premier per rientrare nell’orbita Pd

Da Genova al campo largo nazionale: il modello Salis è il cavallo di Troia dei riformisti per ridare spazio a Renzi.

Renzi punta su Silvia Salis: il piano dell’ex premier per rientrare nell’orbita Pd

Il laboratorio di Genova non è passato inosservato. La vittoria di Silvia Salis, con il 51,5% al primo turno e una coalizione che ha tenuto insieme Pd, M5S, Avs e la civica “Riformiamo Genova” composta da esponenti di Italia Viva, Azione, +Europa e DemoS, ha dato un precedente che i riformisti e Matteo Renzi vogliono trasformare in schema nazionale. La sindaca, ex atleta e dirigente sportiva, si è ritrovata in pochi mesi spinta sullo scenario nazionale come “icona” di un possibile riequilibrio del centrosinistra.

L’operazione ha un nome già scritto nei retroscena: la “quarta gamba riformista”, un progetto che Renzi e una parte del Pd di area Franceschini accarezzano da mesi. L’idea è creare una componente autonoma, civica e liberal, capace di garantire quei tre o quattro punti che spesso decidono le elezioni. A Genova ha funzionato: il Pd non ha perso centralità e ha beneficiato della forza trainante di un profilo civico-riformista. Ora la domanda è se quel modello sia replicabile e, soprattutto, se non nasconda l’ennesimo tentativo di Renzi di rientrare nel gioco interno al Pd con una faccia nuova.

L’investitura morbida di Renzi a Salis

Renzi, infatti, da settimane segnala Salis come “volto buono per la politica nazionale”. Non un’investitura ufficiale, ma un’investitura morbida, costruita sui media amici che raccontano la sindaca come “nuova energia” e “profilo moderno”. Un’operazione di costruzione dell’immagine che ricorda altri lanci, consumati però in poco tempo. La differenza, questa volta, è che Salis governa una città simbolo e può vantare un capitale politico fresco.

L’interessata, per ora, si schermisce: ripete di voler fare la sindaca e di non volersi mettere in contrapposizione con Schlein. Ma la sua coalizione è già di fatto il prototipo di quello che Renzi e i riformisti immaginano per il 2027. La “tenda fuori dal Pd” di cui parlava Goffredo Bettini è diventata il contenitore in cui Renzi e Franceschini si disputano la leadership di un’area che va dai liberali ai cattolici democratici, passando per amministratori come Gaetano Manfredi a Napoli e Alessandro Onorato a Roma.

I segnali sono chiari: la prossima Leopolda sarà il luogo in cui misurare il peso di questo progetto, con la presenza annunciata di amministratori e parlamentari che già orbitano nell’operazione. L’obiettivo non è dichiarato apertamente ma è evidente: costruire un’offerta riformista che possa imporsi nel campo largo come co-leadership, se non come alternativa, alla segreteria di Schlein.

Il rischio di un cavallo di Troia

Il rischio di frattura, però, è inscritto nell’operazione. Da un lato il Pd non può ignorare che i riformisti interni reclamano rappresentanza e temono di restare schiacciati da una linea considerata troppo identitaria. Dall’altro, i Cinque Stelle guardano con sospetto a un rafforzamento centrista che potrebbe sottrarre consensi nella fascia moderata. Lo schema Genova, nato come compromesso locale, rischia così di diventare un cavallo di Troia nazionale.

Il contesto elettorale fa il resto. Con il Rosatellum vigente, il leader della coalizione non compare sulla scheda e a decidere resta il partito maggiore. In uno scenario di primarie di coalizione o di riforma che preveda l’indicazione del premier, il nome di Salis potrebbe diventare competitivo. È il motivo per cui il cantiere resta in movimento: consolidare il profilo amministrativo oggi per non bruciare la carta nazionale troppo presto.

Il nodo, dunque, è politico e strategico. Se Salis diventerà davvero la bandiera dei riformisti e di Renzi, si aprirà una partita che mette in discussione la stessa tenuta del campo largo. Perché un conto è presentare un modello inclusivo che aiuta a vincere, un altro è utilizzare una sindaca appena eletta come strumento per ridefinire gli equilibri interni e riportare Renzi in posizione di influenza.

Al momento Salis si tiene lontana dalle polemiche. Ma la sua immagine corre più veloce delle sue parole. E il rischio, in un centrosinistra che spesso consuma i leader prima che diventino tali, è che anche lei finisca travolta da un’operazione che guarda più a Roma che a Genova.