Renzi rinfrancato dall’America. Fa il bulletto con l’Europa, ma per la stampa Usa è solo gossip

L’aria americana ha rinfrancato Matteo Renzi. Grazie alla cerimonia in pompa magna organizzata da Barack Obama, ha trovato la verve dei giorni migliori.

L’aria americana ha rinfrancato Matteo Renzi. Grazie alla cerimonia in pompa magna organizzata da Barack Obama, ha trovato la verve dei giorni migliori. E poco importa se negli Stati Uniti  la stampa abbia avuto il pensiero rivolto altrove. Addirittura un giornale autorevole come il Washington Post ha descritto la visita nei termini di una sfilata, dedicando un lungo articolo all’abito indossato dalla first lady Michelle. Il quotidiano si è soffermato su questo aspetto interpretandolo come un omaggio alla moda italiana. E del resto già nei giorni scorsi aveva inserito la visita del premier nella sezione lifestyle. Ma dei contenuti ostentati da Renzi non c’è sostanzialmente traccia.

CONSULENTE IN COMUNE
La propaganda ha attecchito solo in Italia per la soddisfazione del consulente di comunicazione Jim Messina, che è anche una vecchia conoscenza di Obama (ha lavorato per lui alla campagna elettorale per le presidenziali). E di fronte alle critiche, il numero uno di Palazzo Chigi ha preferito voltare la faccia dall’altra parte: “Non commento i commenti italiani. Si commentano da soli”. Meglio godersi la scarsa attenzione dei giornali Made in Usa. Il presidente del Consiglio, forte della spalla americana, è tornato così a fare il bulletto con l’Europa, sposando quella linea anti-austerità, benedetta dalla Casa Bianca. Da Washington, del resto, è più facile battere i pugni sul tavolo. “L’elemento chiave è il tema della speranza contro l’odio, della crescita contro l’austerity”, ha scandito nella parte più formale del suo discorso. Poi, nel giorno della sonda europea inviata su Marte, il premier si è concesso la solita battuta: “Oltre ad andare su Marte l’Europa deve andare nelle periferie”. Un concetto che dovrà esprimere nella sede di Bruxelles, dove è atteso oggi e domani per il consiglio europeo. Un ambiente molto meno ovattato, in cui incontrerà dei leader alquanto irritati dalla Legge di Bilancio che non rispetta le cifre concordate. Anche se il numero uno di Palazzo Chigi ha ripetuto: “La manovra rispetta le regole europee. Poi se l’Ue vuole darci suggerimenti o segnalazioni, ascoltiamo. Quanto alla procedura di infrazione, la aspettiamo”.

BILANCIO DELLA VISITA
Tracciando un consuntivo complessivo, Renzi ha scandito: “La visita è stata un grande risultato. Su crescita, lotta ai populismi e valori siamo in totale accordo, c’è sovrapposizione di agenda politica”. Ma volgendo lo sguardo al futuro, il premier italiano ha chiesto una mano agli Stati Uniti: “Non ci sono Don Chisciotte che lottano contro i mulini a vento, ma c’è una visione del mondo dove l’Europa deve essere maggiormente attenta, dall’ immigrazione all’innovazione e ricerca. Su questa linea penso sia importante che ci sia un pieno sostegno anche dell’amministrazione Obama”. Un’invocazione che ha trascurato un dato: nel 2017 Obama lascerà la Casa Bianca. E Renzi dovrà cercarsi un altro santo in paradiso.